Finanziaria 2007. Il biennio della discordia

Ancora una volta, come in una sorta di coazione a ripetere, la questione delle modalità di adempimento dell’obbligo di istruzione innalzato a 16 anni rischia di diventare il principale ostacolo sulla strada della riforma del sistema educativo italiano.
Scartata la soluzione dei due “sistemi” paralleli e (teoricamente) di “pari dignità” previsti dalla riforma Moratti, ma scartata anche l’alternativa di un obbligo a 16 anni da adempiere esclusivamente all’interno del sistema scolastico, è stata trovata, e inserita in Finanziaria, una sofferta formula secondo la quale deve essere consentita a tutti gli allievi “l’acquisizione dei saperi e delle competenze previste dai curricola relativi ai primi due anni degli istituti di istruzione secondaria superiore“, ma “possono essere concordati tra il Ministero della pubblica istruzione e le singole Regioni percorsi e progetti che, fatta salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche, siano in grado di prevenire e contrastare la dispersione e di favorire il successo nell’assolvimento dell’obbligo di istruzione“.
Questi progetti saranno affidati ad apposite “strutture formative che (…) devono essere inserite in un apposito elenco predisposto con decreto del Ministro della pubblica istruzione“, sentita la Conferenza Stato-Regioni (meccanismo che desta peraltro qualche perplessità di non coerenza con il nuovo quadro di competenze definito dalla riforma del Titolo V). In pratica anziché i due “sistemi” paralleli voluti dalla Moratti, avremmo un unico sistema ma sdoppiato al proprio interno tra un’area scolastica “pura” e un’altra che potremmo definire “progettuale”, gestita in sostanza dai soggetti attualmente impegnati nell’offerta dei corsi triennali sperimentali di cui all’accordo quadro Stato-Regioni del 19 giugno 2003.
Una soluzione di evidente compromesso, destinata a suscitare contrasti all’interno dell’Unione, certamente migliorabile, ma per molti aspetti obbligata, perché mira a farsi carico – più del mero innalzamento dell’obbligo scolastico all’interno della attuali scuole secondarie superiori – delle fasce deboli della popolazione scolastica.