Finanziaria 2007: dissenso tra CGIL e CISL sull’obbligo

Un giudizio positivo sull’impianto generale della Finanziaria, ma forti critiche su quelle che sono le specifiche politiche relative alla scuola“. E’ questa la valutazione che la Flc-Cgil ha formulato, dopo una iniziale sospensione del giudizio (forse dovuta alla ricerca di una posizione confederale unitaria), a proposito del testo approvato dal Consiglio dei Ministri.
In realtà il sindacato guidato da Enrico Panini concentra le critiche su un solo aspetto delle “politiche relative alla scuola“, che è tuttavia il più delicato, perché riguarda il faticoso compromesso raggiunto all’interno della maggioranza di governo – e in particolare tra DS e DL-Margherita – sulle forme di assolvimento dell’obbligo di istruzione fino ai 16 anni. Un compromesso che “contrariamente a quanto previsto nel programma dei partiti dell’Unione e dal congresso della Cgil, prevede accanto al ruolo della scuola il ruolo di non meglio precisate ‘istituzioni formative’ sulla base di accordi regionali per l’assoluzione dello stesso“, una soluzione sulla quale la CGIL si dichiara “assolutamente non d’accordo“.
Opposto è il giudizio espresso dalla CISL scuola attraverso il segretario Francesco Scrima, che “pur non condividendo – per una questione di metodo – l’inserimento nella legge finanziaria di norme di modifica ordinamentale, valuta positivamente l’innalzamento dell’obbligo di ‘istruzione’, superando la rigidità del puro obbligo ‘scolastico’“.
La divaricazione tra CGIL e CISL riflette le differenti opinioni all’interno della coalizione di governo, tra l’asse DS-Margherita e le forze politiche che formano la cosiddetta “sinistra radicale”.