
Filiera 4+2 /4. Quel fabbisogno insoddisfatto di competenze tecniche di grado medio-alto

I genitori orientati a iscrivere i loro figli a un Istituto tecnico o professionale entro il prossimo 10 febbraio 2025 si troveranno di fronte a una scelta tra due ipotesi di futuro per i loro ragazzi, una scelta
che, alla luce del carattere marcatamente professionalizzante dei percorsi sperimentali 4+2, appare ormai abbastanza ben definita:
– se sceglieranno il quinquennio 2+3 (o 2+2+1), molto probabilmente il destino dei neodiplomati, dopo la maturità, sarà quello di continuare gli studi all’Università per conseguire almeno la laurea triennale, oggi richiesta per l’esercizio di molte professioni, o addirittura quella magistrale o un master, oppure di scegliere un ITS Academy (ma in tal caso perché non scegliere subito il percorso integrato proposto dalla filiera 4+2?). Vale la pena ricordare che la percentuale di coloro che arrivano alla laurea tra chi inizia un percorso di istruzione tecnica o professionale quinquennale è molto bassa;
– se sceglieranno il 4+2 è assai probabile, invece, che i ragazzi si inseriscano nel mondo del lavoro prima, all’età, se gli studi sono regolari, di 20-21 anni (come avviene quasi dappertutto all’estero), anche perché il loro percorso formativo, essendo cogestito dalle scuole in stretta collaborazione con le aziende del territorio, darà loro molte più opportunità di acquisire competenze pratiche prelavorative attraverso esperienze di tirocinio, stage, apprendistato.
I diplomi di ITS dovrebbero coprire, come già in parte avviene, il fabbisogno di competenze tecniche di grado medio-alto attualmente insoddisfatto. E non è da escludere che il percorso 4+2 possa (è una delle incognite da verificare) venire incontro, magari rafforzandole, anche a quella grave mancanza di figure professionali di livello medio o medio-basso che è così difficile reperire nel mercato, se non in quello nero (idraulici, elettricisti, muratori, fabbri, artigiani).
In un tempo ormai lontano la formazione di queste figure era assicurata dagli Istituti Professionali di Stato, e in parte dalla istruzione professionale regionale. Per diverse ragioni la domanda di figure con queste competenze è cresciuta nel tempo, ma l’offerta è venuta meno. La flessibilità dei curricoli dei primi 4 anni, e il ritorno delle aziende (come ai tempi dei primi IPS, ma anche di alcuni Istituti Tecnici storici, che facevano lavori conto terzi prima dei Decreti delegati del 1974) nella cogestione dei percorsi, potrebbero porre le premesse per il rilancio, con competenze aggiornate, anche di queste figure.
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