Felice di non piacervi

Sull’attacco alla scuola pubblica da parte del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, riceviamo e pubblichiamo questa lettera del nostro lettore Gianfranco Pignatelli.

Invitiamo tutti gli altri lettori a partecipare alla discussione, o a proporne di nuove, scrivendoci come di consueto all’indirizzo dedicato la_tribuna@tuttoscuola.com.

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Gratificato ed onorato. Le ingiurie che i guitti della vita politica ed istituzionale rivolgono alla scuola pubblica sono, per un docente orgoglioso e valoroso, un premio, una lusinga. Se m’avessero individuato come uno di loro mi sarei sentito diffamato.

Questa feccia non a caso dileggia la scuola pubblica ed esalta quella privata nella quale si è formata. E, infatti, i riscontri non mancano. Come? Nel dispregio per il bene comune e nella insofferenza per la legge uguale per tutti che ne fanno esseri socialmente disturbati e politicamente depravati.

Però è opportuno che chi ha giurato sulla Costituzione sappia un paio di cose. Prima, la scuola statale è la sola autenticamente pubblica, ossia di tutti e per tutti. Tutelarla ed amministrarla è un dovere. Denigrarla e devastarla è un crimine. Seconda, i suoi insegnanti, nonostante tutto, non sono demotivati e disorientati ma, con la loro quotidiana funzione docente, rappresentano la sola resistenza attiva, professionale e morale, contro l’etica del bunga-bunga.

Loro partecipano, si aggiornano, studiano, progettano, programmano, motivano, trasmettono, educano. In due parole: ci credono. Per i gheddafiani nostrani questo è impensabile e insopportabile. Per chi si serve dello Stato, pensare che ci sia chi serve lo Stato è un attentato alle proprie perversioni. Poveracci…

Prof. Gianfranco Pignatelli

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