Fedeli, quell’appello rimasto inascoltato

Basta contrapposizioni tra Governo e sindacati sulla scuola, aveva tuonato già nel maggio dello scorso anno l’allora vice presidente del Senato Valeria Fedeli. “E’ importante la riflessione che si è aperta sulla riforma scolastica” disse ad Ancona, a margine di una tavola rotonda su donne e lavoro. E aggiunse: “Ricordo che questa è una delle priorità del Governo, cosa mai successa prima. Ci sono opinioni e contraddizioni, ora però è necessario uno sforzo da parte di tutti. No alle contrapposizioni – aveva concluso – perché danno un’immagine sbagliata della scuola. Misuriamoci sulle cose concrete”.

Un appello che era rimasto drammaticamente inascoltato, visto il prolungato braccio di ferro che in questi mesi ha messo di fronte l’ex ministro dell’Istruzione Giannini e i sindacati della scuola. Ci aveva provato subito, la Fedeli, a evitare lo scontro. Senza successo. E ora sarà proprio lei a dover tentare di riaprire il dialogo, a provare una strada nuova sulla “Buona Scuola”. Non le sarà difficile, stando almeno alle premesse. Proprio dalle fila del sindacato che più ha criticato quella riforma lei proviene. E proprio quello sarà il suo compito: riportare la riforma tanto odiata dai docenti e dai sindacati nell’ambito di un progetto meno indigesto.Cosa ne rimarrà allora? Poco, dicono in tanti. E non è difficile immaginare che molti dei pilastri della “Buona Scuola” cadranno come i monumenti di Palmira sotto i colpi di una artiglieria bene attrezzata: la chiamata diretta, per esempio. E quelle norme che mancano ancora di dispositivi per la loro attuazione, come ad esempio le deleghe.  Interessante sarà anche vedere che scelte verranno prese sull’alternanza scuola-lavoro, che tanta apprensione aveva sollevato in numerosi istituti.

Riprenderanno probabilmente vigore i progetti sostenuti dalla Fedeli in questi anni: per esempio l’introduzione nelle scuole e nell’università dell’educazione di genere, di cui era stata prima firmataria e sottoscritto anche da molti senatori e senatrici di diversi partiti.  Il ddl prevede che i piani dell’offerta formativa delle scuole adottino misure e contenuti di conoscenza ed educazione “per eliminare stereotipi, pregiudizi, costumi, tradizioni e altre pratiche socio-culturali fondati sulla impropria identità costretta in ruoli già definiti delle persone in base al sesso di appartenenza”. L’obiettivo è dunque quello – scriveva la Fedeli –  di “superare gli ostacoli che limitano, di fatto, la piena e autonoma soggettivitù, qualificando e riconoscendo valore alle differenze di genere, per una qualità delle relazioni tra donne e uomini non più basata sulla negazione del reciproco rispetto, dignità e libertà delle scelte”.