Esami di Stato: bene, ma non basta

La circolare del ministero della pubblica istruzione che ricostituisce la commissione esterna per gli esami di stato ha innescato una serie di giudizi positivi da parte di chi per lo più della scuola vive ogni giorno i problemi ma pure le soddisfazione che sono sempre di meno purtroppo.
Serietà e meritrocrazia sono le espressioni più frequenti degli insegnanti che con la nuova formula vedono riscattato il loro sacrificio nei confronti delle scuole private e dei privatisti che alla chetichella e senza colpi ferire arraffano il diploma pagando il disturbo a molti imprenditori della istruzione poco onesti. E siamo solidali con questi insegnanti e pure col ministro che ha tolto dagli altari delle scuola un rito tanto inutile quanto grottescamente pantomimico per varare alunni neghittosi e favorire pure insegnanti un po’ arruffoni che sui loro programmi e sui loro interventi essi stessi vigilano senza un minimo di controllo esterno seppure di un collega. E potremmo pure solidarizzare, molto meno, con l’on. Valditara di An, e notevole esponente della commissione cultura del precedente governo, quando dice che il tasso percentuale dei promossi fra il vecchio esame di stato introdotto da Berlinguer (che è poi simile a questo reintrodotto da Fioroni) e quello voluto da Moratti è pressoché identico con la sola differenza dei costi assai più elevati con i commissari esterni, seppure dimentica di mettere nel conto di questo rapporto la valanga di privatisti in giro fra i diplomifici.
Ciò che tuttavia non si riesce a capire, e per questo non riusciamo a solidarizzare del tutto col ministro Fioroni, è il motivo per il quale non si incominciano a porre le basi per un altro tipo di esame di stato come è e dovrebbe essere nella logica di una Istruzione attenta e sensibile alle vere esigenze di questa società concorrenziale e sulle barricate di una lotta economica forte e agguerrita che attacca da tutti i fronti, sia all’intermo stesso dell’Europa e sia dal di fuori. Pensiamo infatti che il primo provvedimento da prendere senza più porre indugio è quello di stabilire per ciascuna materia di indirizzo i livelli di competenza, i parametri essenziali che ogni alunno deve possedere per essere considerato idoneo. E non solo nel territorio nazionale ma anche in Europa attraverso un accordo unitario e condiviso e in modo particolare per le materie di interesse comunitario come la matematica, la fisica, le scienze, le lettere così come del resto è già stata fatto per le lingue.
Sulla base di queste competenze certificabili e verificabili attraverso test oggettivi sia scritti e sia orali è facile capire per il docente commissario di esame il livello di preparazione dell’alunno. Da qui la nuova riformulazione dell’esame finale a conclusione del quinquennio che non preveda più un solo voto onnicomprensivo di tutte le materie studiate ma dei giudizi certificati per ciascuna materia. Una ottima preparazione in filosofia, per esempio, non può colmare deficit gravi in matematica o viceversa come avviene con l’attuale sistema dove un solo voto espresso in centesimi oscura ignoranze non tollerabili anche in una altra sola materia e in modo particolare se quella è una materia di indirizzo come potrebbe essere “costruzioni” per i geometri. Spetterà al candidato allora decidere, non già alla commissione, se ripetere l’anno qualora in tutte le materie è scadente oppure se presentare quel diploma lacunoso alle aziende per chiedere lavoro. Certificando i livelli del sapere e delle competenze su base europea sarà pure possibile per lui cercare fortuna all’estero dal momento che per l’impresa sarà altrettanto possibile leggere subito il grado di preparazione del giovane.
Inoltre per un insegnante sarà pure facile avere la mappa delle capacità certificabili con cui potrà pianificare con una certa razionalità e precisione il suo lavoro nel corso dell’anno, la sua programmazione quadrimestrale con lievi margini di errore. Da qui la considerazione del plauso al nuovo Ministro ma pure l’invito ad andare fino in fondo senza cacciaviti e aggiustamenti.
Prof. Pasquale Almirante