Emoticon al posto dei voti, l’esperimento in una scuola di Modena

Via i voti e al loro posto le emoticon: accade in due classi prime di una scuola elementare di Modena, la primaria ‘Rodari’, per il primo quadrimestre. Si tratta di un metodo di valutazione sperimentale che avviene attraverso un confronto tra le percezioni dei bambini, che compilano una scheda di emoticon, e quelle dei docenti di riferimento, che ne compilano un’altra, da confrontare assieme, come racconta la Gazzetta di Modena e che e’ stato presentato nei giorni scorsi ai genitori degli allievi. Il progetto pilota, dal nome ‘Oltre le discipline’, vorrebbe poi essere proposto ad altri.

“Le reazioni dei genitori – ha raccontato il dirigente scolastico Daniele Barca – sono state di fiducia e curiosità. Le domande che hanno posto puntavano a comprendere la scheda e il meccanismo di autovalutazione dei bambini. Ho e abbiamo sottolineato l’aspetto raro e prezioso di un momento come questo in cui diventa formativo ascoltare come un bambino, come un figlio, si percepisce”. Se ci saranno effetti positivi il passaggio successivo è “quello di costruire pagelle per l’autovalutazione e momenti di riflessione e confronto anche per le altre classi, fino ai grandi della secondaria inferiore”.

I sindacati della scuola non sono apparsi soddisfatti di questa novità. “Con tutti i problemi che la scuola deve urgentemente affrontare – ha commentato con l’ANSA Maddalena Gissi, della Cisl – le emoticon come valutazione direi che è proprio l’ultimo problema che abbiamo. Sono esperienze che vanno rispettate, rientrano nell’autonomia scolastica e spero siano state debitamente condivise con i genitori, ma mentre il palazzo brucia pensare alla fontanella dell’acqua non è certo di grande aiuto”.

Più drastico il segretario della Uil scuola, Pino Turi: “Sono basito – ha detto – le emoticon si trovano ai servizi pubblici degli aeroporti per valutarne la pulizia: scimmiottare il mercato è pericoloso; la scuola dovrebbe decondizionare i messaggi della società e non omologarsi a quelli. Altrimenti il rischio è fare interrogare i ragazzi da una giuria, così diamo i numeri o si finirà per dar loro un punteggio come si fa per i ristoranti. Insomma, io credo che la scuola debba dare gli elementi di base: andare dietro alla modernità non è sempre positivo”.