Elezioni/1. Epilogo della seconda Repubblica

Una cosa è certa, e lo scriviamo a urne ancora aperte: dopo queste elezioni il panorama della politica italiana non sarà più lo stesso.

I principali protagonisti della cosiddetta seconda Repubblica, la coalizione di centro-destra Pdl-Lega-An e quella di centro-sinistra incentrata sul Pd in alleanza con l’Idv di Antonio Di Pietro, che si erano battute a singolar tenzone ancora nelle elezioni politiche del 2008, precedute fin dal 1994 da aggregazioni simili in un quadro di sostanziale bipolarizzazione del consenso e della rappresentanza politica, escono terremotate dalle vicende succedutesi nell’ultima parte della corrente legislatura.

La novità è che la competizione da bipolare, malgrado gli sforzi convergenti di Pdl e Pd di mantenerla tale, è diventata tripolare con la discesa (o salita) in campo di Mario Monti alla guida di una coalizione ‘terza’ rispetto alle altre due, e anzi addirittura quadripolare, a seguito dell’irruzione sulla scena politica del Movimento 5 Stelle (M5S) di Beppe Grillo.

La classe politica della seconda Repubblica, ma soprattutto quella raccoltasi attorno alla sua figura più emblematica – anche per aver più a lungo governato – quella di Silvio Berlusconi, esce logorata da lustri di inadeguatezza dell’azione svolta nel campo dell’economia, delle politiche del lavoro, delle (mancate) riforme istituzionali e del sistema elettorale, della riduzione dei privilegi della classe politica, della miopia con la quale sono state gestite, anzi non gestite, le strategie di investimento nel capitale umano, la risorsa più importante per un Paese come l’Italia.