Elezioni europee 2019, i programmi dei principali partiti sull’istruzione: M5S e Lega ciascuno per sé

Le elezioni europee 2019 si avvicinano e a distanza di poco meno di una settimana dal giorno del voto proviamo a fare un bilancio delle proposte che i principali partiti hanno presentato in materia di istruzione. Per la verità è un bilancio assai magro, soprattutto per quanto riguarda i due partiti attualmente al governo, che si sono limitati a poche, scarne indicazioni di principio rivolte essenzialmente ai propri distinti elettorati, e senza alcun punto di convergenza, salvo che nella richiesta che vengano eliminati i vincoli di bilancio dell’UE sugli investimenti in istruzione. Cominciamo dai partito di governo.

Elezioni europee 2019: la proposta del M5S per l’istruzione

Il programma è costituito da una quindicina di slide con brevi frasi. In due di queste compaiono i seguenti riferimenti a tematiche educative. Nella slide intitolata “Rientro dei giovani in Italia”: “Teniamo in Italia i nostri giovani e facciamo tornare chi è scappato. Stop ai cervelli in fuga. Più investimenti dall’Europa su istruzione, ricerca e per le start up innovative”. Nella slide intitolata “Investimenti”: “Per continuare a cambiare ci vuole flessibilità e disponibilità negli investimenti per lo sviluppo. Togliamo i vincoli di bilancio dell’Unione Europea sull’istruzione, la sanità e le infrastrutture”.

Elezioni europee 2019: la proposta della Lega per l’istruzione

La Lega presenta come programma un breve testo in sei punti, concordato con partiti politici affini di altri Paesi che aderiscono al “Movimento per un’Europa delle Nazioni e della Libertà” (MENL). Non compaiono riferimenti specifici a tematiche educative, ma viene rivendicata “la sovranità degli Stati e dei popoli” e quindi la “conservazione dell’identità dei popoli e delle nazioni d’Europa, in conformità con le caratteristiche specifiche di ogni popolo”.
I membri del MENL pertanto “riconoscono che ognuno ha il diritto di difendere i propri modelli economici, sociali, culturali e territoriali specifici e unici in Europa” e si oppongono quindi “a qualsiasi trasferimento della sovranità nazionale a organi sovranazionali e/o istituzioni europee”.

Nessuna apertura, dunque, a una dimensione europea dell’istruzione.