EI, OCSE, UNESCO: quale didattica per il dopo Covid 19

Rethinking the classroom after COVID-19: Insights and innovations from teachers” (“Ripensare la classe dopo il Covid-19: intuizioni e innovazioni dagli insegnanti”) è il tema di un interessante webinar, svoltosi lo scorso 28 aprile, coordinato da Haldis Holst, vicepresidente di EI (Education International), la federazione mondiale dei sindacati degli insegnanti, al quale hanno partecipato Andreas Schleicher, direttore della divisione Education dell’OCSE, e Borhene Chakrun,direttore della divisione Policies and Lifelong Learning Systems dell’UNESCO.

I due relatori principali e i quattro docenti intervenuti, provenienti da Regno Unito, Brasile, Portogallo e Indonesia, hanno condiviso la convinzione che la scuola del dopo Covid-19 sarà diversa da quella che c’era prima che la pandemia costringesse tutti i sistemi scolastici del mondo a sperimentare soluzioni alternative alla didattica in presenza. La previsione è che la didattica a distanza, o per meglio dire online e computer based (o DDI), avrà uno spazio crescente, anche se sempre complementare, soprattutto nella scuola di base (fino ai 16 anni), rispetto a quella che si realizza in classe, nel rapporto diretto tra insegnanti e alunni.

In questa prospettiva hybrid ci saranno comunque importanti novità, tra le quali una maggiore collaborazione delle scuole con le famiglie, chiamate (come si è visto durante la pandemia) a svolgere un ruolo se non di supplenza almeno cooperativo dell’azione didattica degli insegnanti, una maggiore disponibilità dei docenti alla coprogettazione e alla costruzione di comunità professionali, e un molto maggiore spazio per la dimensione socio-emotiva dell’apprendimento (Social Emotional Learning: SEL), considerata importante almeno quanto quella riguardante le principali materie curricolari.

Un altro portato delle esperienze vissute dagli alunni e dagli insegnanti durante il periodo della pandemia sarà una maggiore personalizzazione dei contenuti e degli stili di apprendimento individuali degli alunni, accompagnata però anche da una loro più marcata socialità, dal lavoro in piccoli gruppi (cooperative learning) all’aiuto reciproco (peer learning).

 

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