
Educazione sessuale a scuola, Valditara: ‘I femminicidi non si combattono così’

Si riapre, con toni accesi, il dibattito sull’educazione sessuale nelle scuole italiane. Dopo l’approvazione dell’emendamento al disegno di legge sul consenso informato — noto come Ddl Sasso — che vieta attività di educazione sessuale fino alla scuola secondaria di primo grado e introduce il consenso scritto dei genitori per gli studenti delle superiori, il tema è tornato al centro del confronto politico, culturale ed educativo.
Il Ddl e l’emendamento: cosa prevede
Il provvedimento, in discussione in Parlamento, stabilisce che non potranno essere affrontate tematiche di natura sessuale nelle scuole dell’infanzia, primarie e medie, mentre nelle secondarie di secondo grado sarà necessario il consenso informato dei genitori per eventuali percorsi o attività didattiche realizzate anche con esperti esterni.
L’emendamento, a prima firma della deputata Giorgia Latini (Lega), estende dunque il divieto finora previsto solo per i più piccoli, motivandolo con la volontà di tutelare i minori e garantire alle famiglie un ruolo attivo nelle scelte educative che riguardano la sfera affettiva e sessuale.
Secondo i promotori, la norma mira a “evitare confusioni” su temi ritenuti sensibili, come le teorie di genere, e a impedire che associazioni “ideologizzate” svolgano attività in classe senza adeguata trasparenza sui contenuti.
La replica di Valditara: “Rispetto e relazioni al centro delle nuove Linee guida”
Alle critiche di chi ha definito il Ddl un “passo indietro”, come il giornalista Carlo Verdelli su Il Corriere della Sera, ha risposto il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, difendendo l’impianto della riforma e ricordando che il tema dell’educazione al rispetto è già parte integrante dei nuovi programmi di Educazione civica. “Le nuove Linee guida prevedono l’educazione alle relazioni e al rispetto come obiettivi obbligatori di apprendimento”, ha dichiarato Valditara. “È la prima volta che tali temi caratterizzano anche gli insegnamenti disciplinari”.
Il ministro ha inoltre citato i risultati di un questionario nazionale condotto tra gli istituti superiori: secondo i dati, il 90% delle scuole avrebbe già attivato corsi di educazione al rispetto e alle relazioni, e il 70% dei docenti avrebbe riscontrato un miglioramento nei comportamenti degli studenti.
Per sostenere questi percorsi, il Ministero ha stanziato oltre 16 milioni di euro tra formazione dei docenti, attività in classe e iniziative di sensibilizzazione, con il supporto dell’Indire.
Educazione sessuale e contrasto alla violenza: due piani diversi?
Nell’intervento sul Corriere, Valditara ha poi distinto il tema dell’educazione sessuale da quello della prevenzione della violenza di genere: “I femminicidi non si combattono con l’educazione sessuale — ha detto —. Nei Paesi del Nord Europa, dove da decenni si insegnano questi temi, i tassi di femminicidio restano comunque più alti che in Italia”.
Secondo il ministro, l’educazione sessuale resta “importante per la conoscenza del corpo, la prevenzione delle malattie e la consapevolezza della sessualità”, ma il Ddl non ne prevede l’abolizione. Al contrario, richiama le Indicazioni nazionali, che già includono nei programmi di scienze lo studio della riproduzione, della pubertà e delle differenze sessuali.
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