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Educazione Finanziaria, ‘Che capolavoro!’: via alla quinta edizione del festival della cultura creativa

di Valentino Spinaci

Stavolta c’è un’esclamazione che ha tripla valenza. “Che capolavoro!” è infatti il titolo della quinta edizione del festival della cultura creativa organizzato dall’Abi nella terza settimana di aprile per avvicinare alla cultura i giovani in età compresa tra 6 e 13 anni. Ma può anche essere l’espressione che sigla senza ironia la rivoluzione copernicana che l’intero sistema bancario sta compiendo in questi ultimi anni. Quella di pensare oggi ai clienti di domani.

Con l’educazione finanziaria nelle scuole, prima di tutto – moderna versione di quella distribuzione di salvadanai che avveniva negli anni del boom economico per stimolare nei più piccoli l’abitudine al risparmio – ma ora anche con l’attenzione alla creatività, intesa come fattore essenziale di uno sviluppo a 360 gradi della personalità di coloro che nel giro di un decennio saranno protagonisti all’interno della società in divenire. 

Ma capolavoro è da considerare anche l’ampiezza dell’iniziativa che quest’anno – ha detto Guido Rosa, vicepresidente dell’ABI – si articola in oltre 70 eventi in 45 città italiane e vedrà rappresentanti delle banche impegnati a fianco di docenti, operatori culturali, lavoratori di musei e di biblioteche, in laboratori creativi, con l’uso di strumenti diversi a seconda delle specificità dei territori di appartenenza. Saranno coinvolti circa 25 mila ragazzi.

Una particolarità di questa edizione – ha aggiunto Carlo Capoccioni, responsabile dell’ufficio relazioni culturali dell’Abi – è nella realizzazione di un silent book davvero originale curato dall’artista Riccardo Guasco. Neanche a farlo apposta si intitola “Che capolavoro” e illustra, le avventure di un bambino alle prese con le opere di grandi pittori europei, da De Chirico a Van Gogh, da Magritte a Modigliani, senza dimenticare la componente del gioco.

Una favola senza parole ma ricca di immagini, pensata con una prospettiva “continentale” che deriva dalla coincidenza di questo festival con l’Anno Europeo del Patrimonio Culturale – il 2018  appunto – proclamato tale con una decisione presa a Bruxelles dal Parlamento e dal Consiglio Europeo il 17 maggio 2017 e a buon titolo considerato “radice di memoria, identità, dialogo, coesione, creatività e futuro”.  Aspetto questo sottolineato dalla rappresentante del nostro ministero dei Beni Culturali.

Cristina Lollo ha detto che la caratteristica di questa proposta è di rappresentare il punto d’incontro tra il passato e il futuro. Concetto rilanciato da Guido Rosa: l’idea vale in termini culturali ma anche di prospettiva storica perché il futuro è in una società ad alto tasso di tecnologia e di robotizzazione ma tutto questo non deve farci perdere umanità: anche le banche hanno un cuore, ha tenuto a dire il banchiere in apertura.

Una posizione rilanciata da Beatrice Covassi, capo della rappresentanza della Commissione europea in Italia, che ha specificato come anche la Commissione europea abbia un’anima, che si è concretizzata in uno stanziamento di 78 milioni di euro per il recupero di Pompei, e che vede con favore la scelta di veicolare attraverso il gioco Secoli di cultura artistica europea, educando i piccoli ad una crescita “sinfonica”, che va dall’economia all’arte.

Una scelta che merita di essere raccontata, ha detto Vincenzo Morgante, direttore del TGR, media partner dell’iniziativa, assicurando la presenza delle telecamere in tutte le piccole e grandi città dove i laboratori daranno vita a questo festival. Che in ordine cronologico è solo l’ultima delle numerose esperienze che le banche – spendendo centinaia di milioni di euro, ha rimarcato Guido Rosa – stanno mettendo in cantiere per avvicinare i giovani, clienti di domani.

 

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