Educazione Civica: perché è importante studiarla
Di Teresa Madeo*
Nel sistema scuola italiano, dove la storia dell’arte è ormai stata abbandonata, dove la storia non è più tema d’esame di Stato e dove la geografia si affronta sempre meno, quando è stato proposto di riportare l’educazione civica come materia scolastica nelle scuole di ogni ordine e grado, si è tirato un vero e proprio sospiro di sollievo. Da settembre essa è tornata a essere una materia obbligatoria, dalla scuola dell’infanzia sino alla scuola secondaria di secondo grado.
L’educazione civica è fondamentale, per conoscere diritti e doveri di ogni cittadino, quindi studiarla è importante, per smettere di credere a tutte quelle fake news che spesso leggiamo sui social.
Sì, la sovranità appartiene al popolo che la esprime attraverso le elezioni e i referendum. Ma noi, noi non eleggiamo il governo, così come non abbiamo voce in capitolo per nominare presidente del consiglio e presidente della camera: noi eleggiamo solo parlamentari e senatori, potendo, tra l’altro, optare per una ristretta cerchia di nomi scelta a monte dai partiti politici. Non sapere cosa dice la carta costituzionale, che tutti dovremmo conoscere a memoria, ci rende ignoranti e analfabeti. E in quest’ottica il ritorno dell’educazione civica a scuola rappresenta una grande opportunità per tutti, per rendere ogni cittadino componente attiva nella gestione del sistema paese ed evitare di trovare sempre capri espiatori, prendendoci responsabilità e pretendendo che i diritti di tutti vengano rispettati. Perché torna l’educazione civica a scuola? In realtà c’è già da tempo e si chiama cittadinanza e costituzione.
Introdotta nel piano dell’offerta formativa degli istituti di ogni ordine e grado nel 2008, l’insegnamento in oggetto ha preso il posto della vecchia educazione civica, fondamentale momento di riflessioni sulle varie tematiche di attualità.
Benché bistrattata da decenni, la nostra scuola è ancora uno dei pochi elementi di eccellenza di questo Paese e per questo deve essere sempre più supportata nel suo compito fondamentale di formare individui capaci, responsabili tali da esser chiamati cittadini. In questa prospettiva formativa la cultura non è solo nozionismo o l’acquisizione di regole astratte: imparare significa anche sapere chi si è, qual è il nostro posto nel mondo e quale quello degli altri. Imparare significa riconoscere in un volto un essere umano, innanzitutto, e semmai giudicarlo per ciò che fa, non per ciò che è.
L’obiettivo di tale insegnamento sarà quello di fornire loro gli strumenti per conoscere i propri diritti e doveri, di formare cittadini responsabili e attivi che partecipino pienamente e con consapevolezza alla vita civica, culturale e sociale della loro comunità, fornendo gli strumenti per utilizzare consapevolmente e responsabilmente i nuovi mezzi di comunicazione e gli strumenti digitali, in un’ottica di sviluppo del pensiero critico, sensibilizzazione rispetto ai possibili rischi connessi all’uso dei social media e alla navigazione in Rete, contrasto del linguaggio dell’odio. L’introduzione dell’Educazione civica è un’iniziativa di grande sensibilizzazione per bambini e ragazzi che, non solo possono approfondire la conoscenza sulle Istituzioni e le leggi dello Stato, ma anche il concetto della legalità come valore dell’individuo: tutto questo risulta importante per lo sviluppo della conoscenza e della comprensione dei profili sociali, economici, giuridici, civici e ambientali della società.
Sono tre gli assi attorno a cui ruoterà l’Educazione civica: lo studio della Costituzione, lo sviluppo sostenibile e l’educazione ambientale, la cittadinanza digitale. L’obiettivo è fare in modo che le ragazze e i ragazzi possano imparare principi come il rispetto dell’altro e dell’ambiente che li circonda, utilizzino linguaggi e comportamenti appropriati quando sono sui social media o navigano in rete”. Oltre a educazione civica, alunne e alunni saranno formati su educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio, tenendo conto degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU. Rientreranno in questo asse anche l’educazione alla salute, la tutela dei beni comuni, principi di protezione civile. La sostenibilità è entrata, così, negli obiettivi di apprendimento.
Quali sono i principali problemi da affrontare? Il nuovo insegnamento muove da un’idea certamente articolata e innovativa dell’Educazione civica, superandone la tradizionale marginalità e sottolineandone il ruolo centrale nella formazione di base. Importante appare anche la scelta di non farne una “disciplina” a sé, che risulterebbe inevitabilmente secondaria, ma una prospettiva di attraversamento e integrazione delle diverse discipline. Questo è un progetto ambizioso ma anche impegnativo, tanto che il Ministero ritiene di dover effettuare un monitoraggio pluriennale prima di arrivare a definire obiettivi e traguardi specifici. Come faranno i docenti a parlare in sole 33 ore annuali di Costituzione, istituzioni dell’UE, Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, educazione alla cittadinanza digitale, educazione ambientale, educazione alla legalità, educazione al rispetto del patrimonio culturale, protezione civile, educazione stradale, educazione alla salute, volontariato? Tutti questi sono argomenti sacrosanti, che ognuno di noi dovrebbe conoscere ed approfondire, ma che così si rischia di buttare in un calderone in cui si disperderanno nozioni, competenze, energie.
Le sfide più importanti per i docenti sembrano riguardare:
- la programmazione (principio della trasversalità),
- la gestione collegiale attraverso i coordinatori (principio della contitolarità),
- i criteri e le modalità di valutazione.
Queste tre tematiche sono strettamente connesse. Infatti, non sarà possibile alcuna reale contitolarità se non sulla base di una programmazione condivisa (a cominciare dal banale ma per nulla irrilevante problema del “chi ci mette le ore”, dato che l’orario non si può aumentare). D’altra parte, solo una condivisione di obiettivi e traguardi trasversali può consentire una valutazione che dovrà essere evidentemente impostata per competenze e dovrà anche essere capace di valutare la dimensione del comportamento.
L’Educazione civica non è una disciplina in senso tradizionale, ma – secondo le Linee guida – una “matrice valoriale” che orienta e raccorda verso la formazione civile i contenuti delle diverse discipline. Essa è dunque trasversale alle discipline stesse. In coerenza con questa impostazione, tutto il collegio docenti e i consigli di classe sono contitolari tale insegnamento. La responsabilità è dunque collegiale, anche se fra i docenti vengono individuati dei coordinatori che hanno il compito di gestire lo svolgimento delle attività e di formulare una proposta di valutazione, acquisite le necessarie informazioni da parte dei colleghi del consiglio di classe.
Due appaiono i criteri ispiratori di questi allegati:
- la gradualità: si suggerisce di costruire un curricolo di educazione civica che muove dal sé e dall’ambiente immediato del bambino per giungere a più alti livelli di astrazione;
- l’operatività: non si tratta di accumulare conoscenze, ma di utilizzare contenuti, metodi ed epistemologie delle diverse discipline per sviluppare competenze di carattere cognitivo, affettivo e sociale, avendo come orizzonte di riferimento una partecipazione sempre più attiva e consapevole alla vita pubblica.
Essere cittadini attivi con il senso dell’Unione Europea vuol dire non solo conoscere le tappe e le linee fondamentali della normativa europea, ma anche le problematiche politiche ed economiche, e i programmi di azione deliberati e finanziati dalle istituzioni europee. Gli allievi devono conoscere la costellazione dei diritti e delle opportunità che consentono di sentirsi insieme cittadini italiani e cittadini europei. Un testo fondamentale è la cosiddetta Carta di Nizza (2000), che dedica 54 articoli ai valori che caratterizzano i paesi aderenti all’UE (dignità, libertà, uguaglianza, solidarietà, cittadinanza, giustizia). Questa Carta è stata inserita nel Trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1° dicembre 2009, che ha il rango di Costituzione dell’Unione europea. La partecipazione ai programmi europei costituisce una valida occasione per definire e realizzare con scuole di altri Paesi strategie didattiche finalizzate favorire tra i giovani il dialogo interculturale, con particolare riferimento alle problematiche civiche e sociali e alle norme che caratterizzano i diversi paesi, dalle rispettive costituzioni ai diversi statuti dei diritti e doveri degli studenti. Ci sono diversi modi per raggiungere una convivenza civile che non sia solo una coesistenza: sono processi a volte lunghi e complessi, ma non impossibili e si fondano sull’educazione alla cittadinanza comune. E il senso di appartenenza a una comunità condivisa si costruisce a partire dall’infanzia, nella famiglia e nella scuola.
Per questo, oggi più che mai, in una realtà sempre più articolata e sfaccettata, c’è bisogno di creare fondamenta comuni che costituiscano la base per una nuova società, che comprenda le differenze, trasformandole in ricchezza e non in motivo di scontro. La conoscenza dell’altro è l’unica strada da percorrere, se si vogliono abbattere i pregiudizi e la condivisione di regole e principi comuni: il terreno migliore su cui realizzarla è senza dubbio la scuola.
“Trasformare i sudditi in cittadini è miracolo che solo la scuola può compiere”.
(Piero Calamandrei).
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