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Educare alla memoria: in cammino con gli alunni tra le pietre d’inciampo

Giornata grigia e piuttosto piovosa, una mattina trascorsa fuori dall’aula. Un gruppo di alunni si avvia con passo svelto e con ombrelli colorati aperti per le vie della città. Tante chiacchiere lungo la strada bagnata, qualche saluto alla gente che si incontra, brevissime soste per guardare qua e là. Questa classe dell’IC “Tito Speri” centro 2 di Brescia sta per incontrare un membro dell’ANPI locale che li condurrà in un viaggio di cui sanno ancora molto poco. Quando ci si ferma attorno ad un piccolo blocco quadrato di pietra, ricoperto di ottone, i ragazzi incuriositi si fermano in silenzio. Sono attorno ad una pietra d’inciampo posta dinanzi ad una casa, ultima residenza di un soldato che rifiutò di unirsi all’esercito della Repubblica Sociale Italiana (RSI).

L’idea delle Stolpersteine (Pietre d’inciampo) nasce da un artista berlinese Gunter Demnig con la finalità di ricordare le vittime del Nazional-Socialismo, perseguitate per motivi di razza, religione, orientamento politico o sessuale.

La pietra che stanno osservando i ragazzi ricorda il sacrificio di un soldato, internato militare, che non morì per lo sterminio, ma per le terribili condizioni di vita presso il campo di Mauthausen. La guida non racconta la vita di partigiani morti combattendo contro i fascisti, ma quella di chi si rifiutava di combattere una guerra ritenuta ormai inutile nell’esercito della Repubblica di Salò, posto sotto la protezione dei nazisti dopo l’armistizio.

Viene spiegato che ciascuna pietra riporta il nome, l’anno di nascita, il giorno e il luogo di deportazione e la data della morte di un concittadino.

Si ascolta una storia dopo l’altra, ci si guarda, si riflette, ci si stupisce sentendo che spesso erano i vicini di casa a denunciare queste persone per ottenere in cambio 5000 lire, una cifra ritenuta significativa per quell’epoca.

Si giunge dinanzi ad un portone, altra pietra d’inciampo, il portone viene aperto e i ragazzi sono invitati ad entrare dal nipote della persona che è ricordata in questo luogo. Il coinvolgimento emotivo aumenta nel sentir parlare un parente. Anche questa storia non riguarda un partigiano, né un ebreo e neanche un uomo coinvolto in politica, ma un uomo richiamato alle armi dopo dieci anni da quando era stato dichiarato non idoneo. Il bambino dell’epoca ricorda lo zio, gli sfollati rifugiati in campagna per sfuggire ai bombardamenti della città. Tanti sono i richiami all’attualità, alle guerre di oggi e ai diritti dell’individuo violati in diverse parti del mondo. L’esortazione rivolta ai ragazzi è che la memoria non venga confinata ad un solo giorno dell’anno. La passeggiata continua e con essa storie, dolori di famiglie e tragedie di una città. L’ultima tappa è presso una delle tre pietre d’inciampo posate solo sabato scorso. Anche questa volta ad attenderci c’è un familiare, una nipote che in quell’abitazione ha vissuto per anni, dice di averlo fatto senza pensare più di tanto allo zio che vi aveva abitato prima di lei, ma solo perché il dolore dei familiari era troppo straziante, non palarne per anni è stato un modo per difendersi da quella sofferenza. Quest’uomo, internato militare, è morto presso il campo di Hannover. Aveva rifiutato di arruolarsi quando orami si era consapevoli di cosa accadesse ai militari che lo facevano. Il suo corpo è ritornato in patria solo dopo dieci anni.

L’accorato appello ai ragazzi da parte di questa testimone indiretta è di ricordare cosa hanno visto oggi e cosa gli è stato raccontato, di trattenerlo nella loro memoria nel tempo, di trasmetterlo a loro volta affinché non accada che, col trascorrere del tempo, quando nessun testimone sarà in vita, qualcuno possa dire che queste atrocità non sono mai accadute, affinché questa verità possa mantenersi sempre viva.

Proprio in questi giorni la senatrice a vita Liliana Segre, dichiarando la propria natura pessimista, ha affermato che scomparsi i sopravvissuti della Shoah ancora in vita, gli interessi superiori e l’indifferenza porteranno a ridurre questa parte di storia solo ad una riga, ad una data approssimativa.

Dinanzi alle pietre d’inciampo si ricorda l’importanza della Costituzione Italiana, dell’art.3 che questi ragazzi dovranno sempre sostenere e difendere “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, nel rispetto delle differenze, dei diritti inalienabili di ogni uomo, del riconoscimento della pari dignità sociale.

La scuola, attraverso l’insegnamento dell’educazione civica, è chiamata a promuovere esperienze formative concrete per favorire il riconoscimento di valori e comportamenti coerenti con la Costituzione (Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica).

In classe le riflessioni che emergono riguardano la fortuna di non vivere in un paese in guerra, l’amarezza per il trattamento riservato a persone che non avevano colpe, l’importanza di conoscere la storia per imparare a non commettere gli stessi errori, imparare a rispettare tutti e ricordare.

Nei prossimi giorni le attività laboratoriali in classe si concentreranno sull’approfondimento di questa parte di storia locale, sulla ricerca di altri concittadini che hanno subito la stessa sorte, sulla condivisione di altre storie familiari e nazionali che gli studenti scopriranno. Nel giardino della scuola verranno posate delle pietre d’inciampo realizzate dagli alunni che riporteranno un qr code che rimanderà ad approfondimenti che possano fungere da stimolo per altri compagni che oggi non hanno vissuto quest’esperienza di cittadinanza attiva.

Da docenti ed educatori vogliamo confidare nella forza della memoria dei giovani e nel loro futuro da donne e uomini di pace.

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