Edilizia e sicurezza delle scuole, partita chiave

Un’indagine del Censis (quinta puntata del ‘Diario della transizione’ tenuto dal Centro di Giuseppe De Rita), condotta fra 2.600 presidi, ha offerto un quadro desolante dello status del patrimonio edilizio delle scuole italiane. Su oltre 41.000 strutture, 24.000 hanno impianti mal funzionanti o fuori norma, in 9.000 gli “intonaci sono a pezzi”, in oltre 7.000 “tetti e coperture sono da rifare”, in 2.000 gli studenti sono a contatto con le fibre cancerogene (soprattutto amianto).

Il Censis riporta anche una stima del ministero delle Infrastrutture che nel 2013 quantificava in “110 anni il tempo necessario per mettere in sicurezza tutti gli edifici scolastici italiani”. Insomma una situazione disastrosa proprio sulla tematica che Renzi aveva indicato come prioritaria per la scuola italiana.

Non ci sta il sottosegretario con delega all’edilizia scolastica Roberto Reggi, che reagisce con una sventagliata di dati e cifre volta a dimostrare che la ‘cura Renzi’ sta già dando risultati anche in questo settore. Attraverso un comunicato stampa del Miur il sottosegretario precisa che “I dati diffusi dal Censis non ci colgono impreparati. Il governo conosce bene la situazione dell’edilizia scolastica. Proprio per questo abbiamo in programma già oltre 8.200 interventi da far partire nel 2014. Altri undicimila partiranno all’inizio del 2015. Con le opere previste solo quest’anno interesseremo circa un quarto delle scuole e quindi due milioni di studenti. C’è un forte cambio di passo rispetto al passato”.

Gli interventi saranno di tre tipi: 1) piccoli interventi di decoro e ripristino funzionale (tinteggiature, ripristino funzionale di impianti idraulici ed elettrici, sistemazione di aree verdi, serramenti e vetri rotti), cui provvederanno dal primo luglio gli ex lavoratori socialmente utili che oggi si occupano delle pulizie grazie al Piano di reimpiego (4.293 i plessi interessati nel 2014, 8000 nel 2015); 2) interventi di manutenzione straordinaria utilizzando risorse riprogrammate (2.700); 3) altri interventi di ristrutturazione o nuove costruzioni per un valore medio di un milione di euro ciascuno resi possibili dallo sblocco del patto di stabilità (1.266 per un investimento complessivo di oltre un  miliardo e duecento milioni).

Insomma le premesse per una svolta ci sono. E forse anche qualcosa di più delle promesse.