E se il Consiglio di Stato accogliesse il ricorso?

Forse non tutti se ne rendono conto, ma il tempo che ci separa dalla decisione del Consiglio di Stato sul ricorso in sede di appello presentato dal Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti-CIDI e dal 126mo circolo didattico di Roma e sostenuto anche dalla Lega delle autonomie, per l’annullamento del piano programmatico per la razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse umane e strumentali, scorre scandito da un minaccia che rischia di deflagare nei palazzi del Miur.

La sezione VI del Consiglio di Stato, lo scorso 13 ottobre, ha emesso una ordinanza interlocutoria, la n. 349, con la quale ha disposto l’acquisizione dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di una “documentata relazione volta a rappresentare la situazione amministrativa a valle della sentenza della Corte costituzionale n. 200 del 2009, con particolare riguardo alle fonti normative dichiarate incostituzionali e tenendo conto delle censure dedotte in appello nel presente processo“. 
L’iniziativa è stata assunta sulla base degli esiti della discussione del merito del ricorso, e questo lascia presumere una qualche incertezza sulla legittimità dell’operato dell’amministrazione nella definizione dei provvedimenti attuativi dell’art. 64, comma 4 del decreto legge 28 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133.

Il Collegio ha anche fissato per il 3 dicembre 2010 l’udienza per la prosecuzione dell’esame di merito dei motivi del ricorso giurisdizionale. Una decisione di accoglimento del ricorso avrebbe ripercussioni potenzialmente esplosive sul funzionamento del sistema scolastico, peggiorando lo stato già precario del nostro sistema educativo.