Duro giudizio della Bastico sull’apprendistato a 15 anni. Favorevole il Moige

A rappresentare tutta la contrarietà della opposizione parlamentare alla nuova disposizione che consente di assolvere l’ultimo anno dell’obbligo di istruzione in apprendistato anziché a scuola, è la senatrice Bastico che, a suo tempo, insieme al ministro Fioroni, è stata l’artefice dell’innalzamento dell’obbligo di istruzione (legge finanziaria 2007).

La norma sull’apprendistato a 15 anni, e la maggioranza che approvandola se ne assume ogni responsabilità, è scellerata, autolesionista e classista.”

Come si vede, non usa mezzi termini l’ex-viceministro.

Mentre tutte le indagini (Ocse e Banca d’Italia) ci indicano un percorso esattamente contrario – cioè investire in conoscenza -, con questa norma – dichiara la sen. Bastico – il Governo si appropria di un anno di diritto all’istruzione sottraendolo ai ragazzi, abbassa a 15 anni l’età di ingresso al lavoro, riduce le opportunità di futuro e blocca la mobilità sociale.”

La senatrice del Pd ha fatto riferimento ad un recente studio di Bankitalia che ha calcolato come il rendimento dell’istruzione sia l’investimento più remunerativo per i singoli e per il Paese: mediamente il 7%, fino all’8% al Sud.

Siamo di fronte a un’operazione incomprensibile, secondo la Bastico. La maggioranza si assume una responsabilità immensa di fronte agli studenti e alle famiglie di tutto il Paese“.

Favorevole al provvedimento si è invece dichiarato il Moige, il movimento italiano genitori che, attraverso il responsabile scuola, Bruno Iadaresta, ha dichiarato: “Meglio trovare un’occupazione lavorativa che continuare a frequentare la scuola senza alcun tipo di vantaggio: “lasciare sui banchi di scuola un ragazzino oltre i 15 anni di età nonostante la volontà contraria dell’alunno e della sua famiglia non comporta per l’alunno alcun beneficio in termini di maggiori competenze, ma allunga solo i tempi di inserimento nel mondo del lavoro ed inoltre espone moltissimi giovani ad una marginalizzazione pericolosissima sia rispetto alla scuola, vissuta come estranea, sia rispetto al mondo del lavoro non consentito”.