
Dottorato di ricerca, un posto su due senza borsa
In Italia dottori di ricerca si diventa, ma in molti casi a pagamento. Negli ultimi 3 anni, fra il 2009 e il 2012, il numero delle borse di studio disponibili per i dottorati è diminuito del 25,9% e ormai quasi un posto bandito su due (46,5%) è privo di sussidio.
In pratica chi non riceve assegni dallo Stato fa ricerca in via volontaria, e nel frattempo deve anche pagare le tasse universitarie per la parte didattica con cifre che arrivano a superare i duemila euro all’anno.
I dati sono stati forniti stamattina al Senato dall’Adi (Associazione dottorandi italiani) che ha studiato, cifre alla mano, le conseguenze dei tagli Tremonti e della riforma Gelmini sui dottorati di ricerca.
L’Adi ha raccolto i dati dei 23 atenei più rappresentativi del paese (quelli che bandiscono almeno 100 borse). Fra il 2009 e il 2012 il loro numero è sceso da 5701 a 4112. Piccola ripresa fra il 2011 e il 2012 (+6,4%), da 3864 a 4112. Ma sono i sussidi privati a far registrare l’incremento.
Fa eccezione Trieste (+17,4%), ma poi ci sono picchi al ribasso, come quello di Catania dove in un anno le borse sono passate da 251 a 48, tutte non ministeriali, e quelli di Milano Politecnico (74,2% di posti senza borsa) Roma Tor Vergata (55,8%,), Milano Statale (52,9%),
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