Dopo lo tsunami/2. Per programmare serve stabilità

Quella che era stata da molti immaginata, prima delle elezioni, come la soluzione di governo più percorribile, anche se non priva di difficoltà – una maggioranza formata dal Pd e dal raggruppamento neocentrista che fa capo a Monti – ha dovuto fare i conti con tre dati di fatto che l’hanno resa impercorribile (a meno di pensare ad avventurosi governi di minoranza): il successo del M5S di Grillo, il notevole recupero realizzato dalla coalizione guidata da Silvio Berlusconi, giunta a sfiorare la vittoria alla Camera, e l’inadeguata performance – rispetto alle aspettative e all’esigenza di formare con il Pd una maggioranza autosufficiente – della lista Monti, e in parte dello stesso Pd.

A questo punto, come il presidente Napolitano non si stanca di sottolineare, si ripropone con forza il problema di dare all’Italia, in un contesto nazionale e internazionale di forte crisi economica e sociale, un governo stabile e credibile: in qualche modo lo stesso problema che il Presidente si era trovato ad affrontare nel novembre 2011, e che lo aveva indotto a puntare sulla formula del governo ‘tecnico’, affidato al neosenatore Mario Monti, sostenuto dai principali partiti.

Ora il capo dello Stato chiede di nuovo ai partiti “misura, realismo, senso di responsabilità”, e li invita a “evitare premature categoriche determinazioni di parte”.

L’alternativa, che Napolitano si sforza di esorcizzare, è quella ‘greca’ di nuove elezioni a breve termine, che peraltro in mancanza di un nuovo sistema elettorale rischierebbero di riprodurre le attuali contraddizioni con conseguenze disastrose. In forme diverse, con una formula a metà strada tra governo tecnico e governo politico ‘di scopo’, un governo che metta in cantiere subito l’abbattimento dei costi della politica (promesso negli ultimi due anni da tutte le forze politiche e scientemente non realizzato) e la riforma del sistema elettorale, sostenuto da una maggioranza stabile e autosufficiente, alla quale potrebbe aggregarsi anche il M5S per determinati provvedimenti – per esempio quelli su scuola, università, ricerca e internet – sembra l’unica soluzione capace di assicurare, almeno nel breve-medio termine, al Paese un accettabile grado di stabilità e continuità nella legislatura che sta per prendere il via. Fino a nuove elezioni.