Dopo lo tsunami/1. La questione della governabilità

L’esito delle elezioni del 24 e 25 febbraio 2013, con la rilevante affermazione del Movimento 5 Stelle (M5S), ha sconvolto il quadro della politica italiana, portando in primo piano la questione della governabilità del Paese.

Nella newsletter della scorsa settimana avevamo notato che il sistema politico italiano si avviava a sostituire il bipolarismo, spesso contraddittorio e inconcludente, che aveva caratterizzato la seconda Repubblica con un nuovo assetto tripolare (Pd, Pdl, Monti) se non addirittura quadripolare, considerando il prevedibile (ma imprevisto nelle dimensioni) ingresso in Parlamento di rappresentanti del M5S.

Ma avevamo anche prefigurato il rischio che si sarebbe potuta determinare una situazione di difficile governabilità, a meno di dare una qualche forma continuità all’esperienza del governo tecnico guidato da Mario Monti.

Il quadro uscito dalle elezioni, giunte al termine di una campagna elettorale di fortissima competizione tra le tre componenti della ex maggioranza, e la clamorosa affermazione del M5S, che peraltro non intende votare la fiducia ad alcun governo formato dai partiti della ‘vecchia politica’,  crea una situazione di stallo, certamente la meno favorevole all’adozione di programmi di governo centrati sulla valorizzazione del capitale umano, che richiedono strategie di lungo periodo, pensate in una logica di investimento costante e pluriennale, ben al di là della durata quinquennale (se tutto va bene) di una legislatura.