
Docenti tra cattedra e social: il fenomeno dei TeachTokers divide il mondo della scuola

Nessuna campanella scandisce più il confine tra aula e mondo esterno. Su TikTok, Instagram e YouTube, la scuola entra nella sfera pubblica con una veste inedita: quella dei docenti influencer, protagonisti di una narrazione 2.0 che affascina e al tempo stesso interroga profondamente il sistema educativo italiano.
Sono sempre più numerosi i docenti che condividono in tempo reale momenti di lezione, riflessioni didattiche e interazioni con gli studenti. Un fenomeno ormai sdoganato, noto con il termine “TeachTokers”, che solleva un acceso dibattito tra innovazione e tutela, partecipazione e spettacolarizzazione.
Innovazione o show? Le domande aperte
È legittimo filmare momenti scolastici per condividerli sui social? I docenti rischiano di compromettere l’autenticità della relazione educativa trasformandola in performance? Queste alcune delle domande che animano il confronto, rilanciate di recente anche da La Stampa, che ha raccolto il punto di vista di esperti ed esponenti del mondo editoriale, come Dario Alì, editor e formatore, critico rispetto a una possibile deriva egocentrica della didattica “da like”.
Sul fronte normativo, l’avvocata Iside Castagnola, specializzata nella tutela dei minori, avverte: “Vedere ragazzi trasformati in strumenti di produzione contenuti è preoccupante. Anche con il consenso dei genitori, filmare e pubblicare immagini degli alunni non è lecito, salvo casi eccezionali. La scuola deve restare uno spazio protetto”.
Una visione condivisa anche dal Garante della Privacy, Agostino Ghiglia, che sottolinea come dopo i 14 anni i minori possano esercitare il diritto all’oblio. Ma ricorda anche che la responsabilità ultima ricade su scuole e famiglie, chiamate a valutare con consapevolezza ogni autorizzazione.
Il ruolo della scuola nell’era digitale
Non manca chi invita a non demonizzare il digitale. Monica Cerutti, ambasciatrice di Donne 4.0 e rappresentante di United Nations Women Italy, propone una visione costruttiva: «È proprio a scuola che deve nascere una pedagogia digitale consapevole». Un punto che apre al potenziale educativo dei social se utilizzati con criteri chiari e finalità formative.
In molti casi, i docenti influencer dichiarano di utilizzare i social come strumento per avvicinare gli studenti, documentare buone pratiche e costruire comunità di apprendimento più ampie. Ma è sufficiente la buona intenzione a giustificare ogni contenuto pubblicato?
Il nodo delle regole: il divieto dei cellulari in classe
A complicare ulteriormente il quadro interviene la nuova circolare del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che dal 1° settembre 2025 vieterà in tutte le scuole l’uso dei dispositivi mobili durante l’intera giornata scolastica. Una norma che impone alle scuole di adeguare i propri regolamenti, aprendo a scenari diversificati sul territorio.
Alcuni istituti vietano l’uso dei cellulari anche durante la ricreazione; altri non menzionano esplicitamente i docenti. L’I.I.S.S. Luigi dell’Erba di Castellana Grotte, dove insegna uno dei docenti influencer più noti, Vincenzo Schettini, ha adottato un regolamento stringente: dispositivi spenti o silenziati per gli studenti, uso consentito ai docenti solo per finalità didattiche documentabili. Come si concilierà questa norma con l’attività social degli insegnanti-influencer?
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