Docenti precari: un corso-concorso per titoli o una conferma sul posto per un altro anno?

Mancano cinque mesi all’inizio del prossimo anno scolastico e fervono incontri a livello politico e tecnico per cercare soluzioni adeguate all’obiettivo, annunciato dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel momento del suo insediamento, di assicurare il massimo di stabilità ai posti e alle cattedre a settembre. Di questa rete di incontri e di ipotesi tra il Ministero dell’Istruzione Palazzo Chigi senza escludere i rapporti con i sindacati della scuola, ha dato ampia e dettagliata notizie “Il Sole 24 Ore” di oggi.

La materia è a dir poco complessa e, oltre a comportare costi ancora da quantificare, e, una volta messa a punto un’ipotesi possibilmente condivisa, soprattutto avrà bisogno di un provvedimento legislativo straordinario, probabilmente un decreto legge.

Sul tavolo delle elaborazioni e dei confronti tecnici ci sono sostanzialmente due questioni, tra di loro non del tutto correlate: la mobilità del personale docente con la rimozione (fortemente richiesta dalla Lega e dai sindacati) del vincolo quinquennale di permanenza in sede dei docenti entrati in ruolo a settembre, e la stabilizzazione di migliaia di docenti precari.

Per la seconda questione, quella dei precari, il quotidiano dà voce a due ipotesi di soluzione.

La prima potrebbe prevedere l’eliminazione del vincolo quinquennale con una mobilità di massa di decine di migliaia di docenti (soprattutto dal nord al sud) e l’avvio contestuale di un corso-concorso “semplificato” (ma non riservato) per i precari storici con eventuale primo anno formativo e nomina in ruolo dal 2022-23.

La seconda ipotesi, invece, potrebbe prevedere il congelamento della mobilità dei docenti di ruolo per un anno e la conferma di tutti i precari sui posti attualmente occupati.

Questa seconda ipotesi ricorda una precedente esperienza adottata alla fine degli anni ’70 quanto i docenti in servizio vennero confermati con un incarico triennale (ITI, incarico a tempo indeterminato).