Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Disturbi Specifici dell’Apprendimento: gli esperti chiedono un ‘ribaltone’ culturale

Secondo gli ultimi dati pubblicati dal Miur per l’a.s. 2016-17, gli alunni con certificazione di DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento) presenti nelle scuole statali e paritarie di ogni ordine e grado erano pari quasi al 3% dell’intera popolazione scolastica, una percentuale in costante crescita nell’ultimo quinquennio. 

Secondo gli esperti del settore riuniti a Milano nel convegno ‘Strategie educative per i Diversi Stili  di Apprendimento’, organizzato dall’Associazione ‘Il Laribinto, Progetti Dislessia Onlus’ in collaborazione con Canalescuola, Rotary Mi-Monforte e FiDA (Federazione Italiana Dislessia Apprendimento), il quadro attuale è ancora più allarmante e non adeguatamente considerato.

Nelle aule italiane vi sono – secondo i dati forniti nel convegno e riportati dall’Ansa – 350.000 alunni con disturbi  apprendimento, da dislessia a discalculia: sbagliano a leggere, a scrivere, a fare i calcoli e finiscono tra quelli che non studiano, sono distratti, non socializzano. 

Di questi il 4,5% solo nelle regioni del Nord Ovest (Lombardia compresa dove i ragazzi con dislessia, disgrafia, discalculia o disortografia sono almeno 100mila, concentrati soprattutto nelle scuole superiori di I grado), mentre si raggiungono picchi fino al 15% negli istituti tecnici e professionali con il 7% in Lombardia.

Isolati e ‘etichettati’ per la loro diversità, affermano gli specialisti, questo giovani “sono invece normalissimi e il loro disturbo oggi può essere individuato, soprattutto con l’impegno della scuola, e sconfitto, permettendo a bambini e ragazzi di completare gli studi. Grazie a interventi mirati da parte di figure professionali esperte, o approcci innovativi nel modo di fare lezione, prima imparata a casa dall’alunno anche con l’ausilio di tecnologie elettroniche e poi discussa a scuola insieme all’insegnante”.

Si tratterebbe, secondo la Fida (una delle associazioni promotrici del convegno), di un “ribaltone culturale”, ancora lontano, però, dall’ingresso nella scuola italiana e che ha come conseguenza un aumento dei tassi di abbandono scolastico e la richiesta crescente di figure di supporto.

Non solo: questo nuovo approccio alla lezione, sostiene la Federazione, “consentirebbe di prendere atto della necessità di cambiare l’attuale acronimo DSA, Disturbi Specifici di Apprendimento, in Diversi Stili di Apprendimento, ‘liberando’ i giovani con queste difficoltà dall’etichetta scorretta e ingiustificata di malati”.

Tiziana Rossetto, logopedista e Presidente della Federazione Logopedisti Italiani, ha affermato che “parliamo di bambini intelligenti in grado di partecipare attivamente alla vita di classe con misure compensative e funzionali al disturbo, che vanno individuati e trattati entro il secondo anno della scuola primaria. Il logopedista, in questo ambito – ha aggiunto – agisce fin dai prerequisiti, ovvero i processi cognitivo-linguistici che precedono le abilità di lettura e scrittura”.

 

 

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