Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

DSA veri o presunti. Una patologia su cui riflettere

Il “Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità” apre un dibattito su talune patologie degli alunni che da un po’ di tempo sono al centro delle problematiche scolastiche: Disturbi specifici di apprendimento (DSA), iperattività, autismo, bisogni educativi speciali (BES).

Su questi temi è stato sentito il professor Michele Zappella, neuropsichiatra molto noto per le sue ricerche sull’autismo. Tra gli interventi riportiamo la sua riflessione sui DSA per i quali sembra ci sia nella scuola un numero crescente di ragazzi che presentano problemi di dislessia, disgrafia, discalculia. Zappella conferma il trend in crescita e avanza alcune ipotesi sulle cause.

Negli anni sessanta la percentuale di dislessia nel nostro Paese era valutata attorno all’1%. Attualmente raggiunge valori del 6% e oltre, in certe situazioni sale al 10% e a valori anche maggiori. Quest’aumento in realtà dipende dal confondere problematiche diverse: accanto alla dislessia, condizione rara su base neurobiologica, spesso con una componente ereditaria, ci sono le difficoltà di lettura che sono molto più frequenti e sono collegate a fattori ambientali come situazioni socioculturali sfavorevoli, l’abitudine di guardare la tv molte ore al giorno, contesti scolastici caotici o con bullismo, insegnamento inadeguato, eccetera.”

Ma le due cose – osserva Zappella – richiedono differenti strategie di apprendimento, con un ruolo centrale della scuola per le difficoltà di lettura.

Per queste ultime, secondo il neuropsichiatra, ci sono varie modalità d’intervento di stampo prettamente scolastico, che possono essere attuate con successo in una collaborazione tra scuola e famiglia.

Ciò non avviene quasi mai e i ‘dislessici’, veri e falsi, sono sottoposti tutti a misure compensative a scuola (uso del computer e delle calcolatrici, audiolibri e altri sussidi) e poi vanno in terapia dai logopedisti. A questo proposito – conclude Zappella – è bene chiarire che una diagnosi seria si fa valutando il bambino, conoscendo lui, la sua storia, quella della sua famiglia e le corrispondenti risorse educative: poi ci può essere anche il test.

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