Dispersione scolastica, lotta su più fronti
Il commissario europeo per l’Educazione e la cultura, Viviane Reding, durante il vertice sul disagio scolastico di San Patrignano, ha enfatizzato il ruolo della prevenzione. “Se facciamo tanto lavoro prima, ne faremo meno dopo”, ha spiegato.
Obiettivo di Lisbona è ridurre la dispersione scolastica nel 2010 a non più del 10% complessivo in tutti i Paesi europei.
Da anni l’Europa ha affermato che l’istruzione non è prerogativa delle istituzioni scolastiche (sistema formale), ma anche altri soggetti pubblici e privati (sistema non formale) possono concorrere ad elevare i livelli di istruzione e di formazione della popolazione scolastica.
Il commissario europeo Reding ha sottolineato l’opportunità di una collaborazione tra la scuola e il mondo delle imprese per favorire un “life long learning” e uno scambio continuo e costante.
Ma la prevenzione non può essere la sola arma. Fondamentali, sono anche i percorsi diversificati, ha affermato il ministro italiano. Poiché la scuola non può essere uguale per tutti perché ogni ragazzo è diverso dall’altro, servono strade più personalizzate per rispondere meglio alle esigenze e alle attitudini dei giovani, così come serve un “tutoraggio” e un orientamento permanente per mettere i ragazzi in condizione di progettare il proprio futuro mettendo alla prova le proprie potenzialità.
L’idea centrale del tutor, che accompagna il progetto di riforma del ministro Moratti, come si vede, ritorna ormai come motivo conduttore della sua linea politica.
Anche questo, però, non basta. Nel pacchetto anti-abbandoni vanno messi pure una più stretta collaborazione tra scuola e famiglia e il valore aggiunto del volontariato.
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