Dislessia, riconoscimento anche sul lavoro

  di Anna Maria De Luca

I lavoratori con DSA, un milione e duecentomila persone, per la prima volta nella storia del nostro Paese stanno raggiungendo l’obiettivo di poter usare strumenti compensativi nelle aziende del settore privato e nei colloqui di selezione.  Il disegno di legge è stato votato il 17 marzo a Palazzo Madama, ed entro la prossima settimana arriverà l’approvazione definitiva della Camera. Finalmente anche il mondo del lavoro si allinea a quello della scuola in tema di dislessia. Commenta la vicepresidente del Senato, Anna Rossomando“A 12 anni dall’approvazione della legge 170/2010 in ambito scolastico   – arrivano norme attese da tempo, a cui abbiamo lavorato insieme all’associazione AID, approvate grazie anche all’impegno dei senatori del Pd in commissione Bilancio e del Ministero del Lavoro. Proseguiremo su questa strada puntando in ogni caso all’approvazione del ddl presentato in materia, che introduce anche tempi certi per durata e rinnovo delle diagnosi degli adulti”.

Soddisfazione da parte del presidente dell’Associazione Italiana Dislessia, Andrea Novelli:È una conquista di civiltà che corona una battaglia lunga cinque anni. Siamo grati alla vicepresidente del Senato che da sempre si è fatta carico di colmare questa grave mancanza di tutela che riguarda un milione e duecentomila cittadini italiani. Auspichiamo che si allarghi sempre più l’arco delle forze politiche sensibili al tema dei diritti degli adulti con DSA perché resta ancora aperta la grande questione degli studenti all’università, oltre 16 mila ragazzi che non hanno certezza di diritto: tutt’oggi dipende dalla decisione del singolo professore la possibilità o meno di usare gli strumenti compensativi negli esami. Per questo noi chiediamo che la legge 170 del 2010, destinata al mondo della scuola, venga integralmente applicata anche all’università, grazie a un provvedimento legislativo ad hoc”.

Ecco il testo dell’emendamento:

“7.56 RIFORMULAZIONE LAVORO-PA – Dopo il comma 2, aggiungere, in fine, i seguenti: «2-bis. Alle persone con disturbi specifici di apprendimento, di cui alla legge 8 ottobre 2010, n. 170, sono assicurate uguali opportunità di sviluppo delle proprie capacità e uguale accesso al mondo del lavoro, evitando ogni forma di discriminazione. 2-ter. In attuazione delle disposizioni di cui all’articolo 2, comma 1, lettera h), della legge 8 ottobre 2010, n.170, l’inserimento lavorativo delle persone con Disturbi Specifici di Apprendimento, in ambito privato, a partire dalle attività di selezione, è garantito senza alcuna forma di discriminazione
e assicura condizioni di pari opportunità mediante modalità di esecuzione di prove e di colloqui che permettano di valorizzare le loro competenze, con la garanzia di utilizzo di strumenti e misure di supporto adeguati al profilo funzionale e alle necessità individuali. 2-quater. Al fine di favorire l’inclusione professionale di persone con DSA, che liberamente vogliono essere riconosciute come tali, presentando la relativa certificazione, le imprese prevedono che il responsabile dell’inserimento lavorativo aziendale, adeguatamente formato in materia di persone con Disturbi Specifici di Apprendimento, crei l’ambiente più adatto per l’inserimento e la realizzazione professionale delle medesime prevedendo l’applicazione di misure analaghe, o comunque che assicurino una tutela non inferiore a quelle previste per la selezione per l’accesso nel pubblico impiego. 2-quinquies. Le misure compensative e dispensative di cui ai commi 2-bis, 2-ter e 2-quater sono applicate in ogni occasione di valutazione per l’accesso o il completamento di percorsi formativi finalizzati all’esercizio di attività e professioni, nonché in ambito sociale»”. 

La vicepresidente AID, Antonella Trentin, sottolinea come resti aperto il grande problema delle certificazioni diagnostiche: “Senza certificazione di DSA non si ha alcun diritto: nell’università, nei concorsi pubblici e presto nel mondo del lavoro. Per questo è fondamentale che ci sia un centro pubblico per la diagnosi per gli adulti in ogni regione italiana. Oggi i centri sono troppo pochi, con lunghe liste d’attesa, e quasi tutti a pagamento. La nuova norma, come è già successo nella scuola con la legge 170, cambierà la cultura e l’informazione sui disturbi specifici di apprendimento nelle imprese private, portando in breve tempo, almeno questo è il nostro auspicio, a un’inclusione reale di questi lavoratori nella realtà aziendale. Chiedere o meno l’uso degli strumenti sarà un atto assolutamente volontario, ma noi speriamo che proprio attraverso la crescita di una nuova cultura presto nessuno abbia più paura di dichiarare il proprio DSA”.

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