Diplomifici, Ugolini: ‘Porre fine a un fenomeno che fa male alle paritarie serie. Tuttoscuola ha fatto un servizio importante’

L’anno scorso oltre 30 mila studenti si sono spostati dalla scuola statale alla paritaria nel passaggio dalla quarta alla quinta delle superiori: circa un terzo si sono rivolti a 92 istituti paritari (su 1.423), che hanno avuto, come ogni anno, un’esplosione di iscritti. Nel 2023 sono circa 10mila gli alunni che si sono diplomati con modalità sospette. Un fenomeno quello dei diplomifici su cui il dossier di Tuttoscuola “Maturità: boom di diplomi facili” vuole fare luce puntando i fari sulle poche “mele marce” ben nascoste nella grande pancia della scuola paritaria, che invece svolge nel complesso un servizio pubblico insostituibile per il Paese. Ne abbiamo parlato con Elena Ugolini, ex Sottosegretaria all’Istruzione del Governo Monti e Responsabile delle Scuole Malpighi.

In questi giorni Tuttoscuola ha pubblicato il dossier “Maturità: boom di diplomi facili” che ha il chiaro obiettivo di far luce su un fenomeno, quello dei diplomifici, che infanga la serietà della stragrande maggioranza delle scuole paritarie… Cosa ne pensa?
“Penso che Tuttoscuola abbia fatto un servizio molto importante perché senza guardare in faccia la realtà, senza studiare i numeri che descrivono  certi fenomeni, si rischia di andare  avanti sempre con preconcetti. Io stessa, che sono nella scuola da tantissimi anni, non avrei mai pensato ci fosse ancora in Italia un fenomeno di questo tipo. Anche perché nel nostro Paese non mancano le leggi per evitare che si creino situazioni così anomale, ingiuste, diseducative e scorrette soprattutto per chi può, di fatto, ‘comprare’ qualcosa che dovrebbe arrivare solo dopo un percorso di studio e di apprendimento serio. Nel 2008 venne emanato un decreto con cui si dava la possibilità di concedere solo una classe quinta collaterale ad ogni paritaria e solo dopo una richiesta specifica fatta all’USR. Nella circolare sugli esami di Stato di quest’anno c’era una parte molto precisa sulle modalità con cui era possibile sostenere gli esami come privatisti: ognuno poteva indicare tre possibili scuole statali o paritarie in cui sostenere l’esame. Le scuole non dovevano essere però legate in alcun modo all’istituto in cui, eventualmente, si ci si era preparati e si doveva essere all’interno del comune di residenza. Con i numeri messi in evidenza dal dossier di Tuttoscuola è evidente come si sia andati contro la legge. Ci sono stati tanti occhi che hanno fatto finta di non vedere e tanti che non hanno controllato…”.

Quando si parla di questi fenomeni purtroppo è facile fare di tutta l’erba un fascio…
“Sì, soprattutto quando si parla del giro di soldi che c’è dietro questi diplomi. Questo è un fenomeno che fa molto male a tutto il sistema delle scuole paritarie che per la legge 62 del 2000 rientrano a pieno titolo nel sistema nazionale di istruzione in quanto garantiscono certe condizioni. L’ indagine di Tuttoscuola mette in evidenza una situazione che danneggia il sistema delle paritarie che dal 2000 aspettano di  poter veramente fare un servizio pubblico senza dover chiedere una retta alle famiglie. Le famiglie italiane che scelgono di iscrivere i figli nella scuola paritaria pagano con le tasse la scuola statale che non frequentano e con la retta la scuola paritaria che frequentano i propri figli. Per questo spero che il Ministero continui ad andare avanti sulla strada dei controlli e imbocchi con decisione quella che può portare alla realizzazione della legge di parità dopo 23 anni, sanando un’anomalia tutta italiana. Se potessi aggiungerei una clausola a quella legge: chiederei che gli enti che fanno scuola siano tutti senza scopo di lucro. In ambito educativo deve essere tutto reinvestito sul miglioramento della proposta formativa, sulle borse di studio, su iniziative di inclusione, di supporto della fragilità e di valorizzazione del merito. In ambito educativo il guadagno vero è la crescita umana, culturale e professionale delle nuove generazioni. Non altro”.

Subito dopo il lancio del nostro dossier, il Ministero dell’Istruzione e del merito ha annunciato maggiori controlli… Qual è la sua opinione al riguardo?
“I controlli sono giusti, è fondamentale che le scuole non siano abbandonate a loro stesse. Per noi al Malpighi, anche recentemente, questo controllo c’è stato in conseguenza dell’attivazione di un liceo quadriennale. Per noi è stata un’occasione di confronto molto importante  con una persona molto competente che aveva lo scopo di verificare, supportare e aiutare. Normalmente le scuole statali e paritarie dovrebbero funzionare così: avere la libertà di costruire la propria offerta formativa ed essere pronte a rispondere di quel che fanno. E’ quello che prevede la legge 62 del 2000 che parla di un sistema nazionale  di istruzione formato da scuole statali gestite direttamente dallo Stato o da scuole gestite da enti privati che, rispettando certe condizioni,  possono essere ritenute paritarie. Nella scuola italiana (statale o paritaria)  dobbiamo porre le condizioni affinché ci sia una proposta educativa all’altezza delle domande dei bambini e dei ragazzi che la frequentano. Come è possibile che questo accada? Portando a compimento due riforme fondamentali, l’autonomia e la parità,  avendo docenti, dirigenti e personale amministrativo che lavora con passione e con cura, avendo un sistema nazionale di valutazione che riesce a dare feedback continui alle scuole per aiutarle a migliorare rispondendo di quel che fanno ed un ministero presente, pronto ad intervenire su situazioni problematiche. Non siamo all’anno zero, ma occorre il coraggio di fare un cambiamento di prospettiva. I dati emersi dall’ultimo rapporto INVALSI  e l’ esercito dei NEET non possono lasciarci tranquilli”.

In un’intervista di qualche anno fa, in merito ai diplomifici, ha dichiarato “basterebbe applicare la legge”. Secondo lei quindi oggi non lo si fa abbastanza? Perché?
Non lo si fa abbastanza perché gli ispettori in Italia sono troppo pochi. Senza un controllo incrociato dei dati come è possibile governare un sistema così complesso come quello della scuola italiana? Quest’anno alla maturità si sono iscritti circa 563.008 studenti che hanno svolto il loro esame con commissioni in parte esterne e in parte interne. Nei casi evidenziati dall’indagine di Tuttoscuola ci sono state  commissioni che hanno promosso quei candidati. Come fa una commissione che interroga per almeno un’ ora il candidato, lo vede eseguire le prove e gliele corregge a non rendersi conto del percorso fatto da quello studente? Ci sono tanti occhi che non vedono e occorre davvero un cambiamento di rotta… Dal punto di vista educativo la cosa peggiore è far capire che ci possono essere delle scorciatoie, è indurre a pensare che si possa comprare quello che va conquistato con la fatica e con il lavoro. Insieme a queste considerazioni ho comunque delle  domande  aperte: perché tanti studenti decidono di far ricorso a queste scorciatoie ? Perché migliaia di studenti escono dal sistema? Stiamo facendo tutto quello che è necessario fare perché ognuno di loro sia spronato a migliorare e a mettere a frutto le proprie potenzialità? E’ giusto contrastare un fenomeno così negativo come quello dei  ‘diplomi facili’, ma è altrettanto importante contrastare l’abbandono e la dispersione implicita dei nostri studenti” .

Leggi il dossier “Il gran bazar dei diplomifici. I luoghi, il business, le scappatoie”

Leggi il dossier “Maturità: boom di diplomi facili”

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