Digitalizzazione, ecco perché è un’occasione da non perdere

È un dato di fatto che negli ultimi anni (e lo sarà ancora di più nei prossimi) la nostra vita quotidiana è cambiata a causa (o grazie) all’utilizzo di nuove modalità di comunicazione con i nostri interlocutori sociali. Sono modalità – non sempre facilmente assimilabili – da cui emerge la sempre maggiore importanza del fattore tecnologico per uno sviluppo incisivo della società. Qui si può subito notare il ritardo complessivo con cui si confronta l’Italia in questo ambito rispetto alla maggior parte dell’Europa.

E’ un ritardo dovuto a diversi fattori. Il primo è l’ancora scarsa conoscenza degli strumenti tecnologici da parte di una buona fetta di cittadini. Una carenza questa che è dovuta anche a una diffidenza nativa verso ciò che in ogni caso ha riflessi importanti sullo svolgersi della vita quotidiana. Il secondo deriva dalla constatazione della dispersione e della disomogeneità degli stimoli digitali proposti al cittadino che si ritrova spesso smarrito nella loro gestione, traendo l’impressione che il decantato snellimento burocratico sia in effetti soprattutto un affastellarsi di richieste – certo di impronta digitale – del tutto slegate tra loro.

Manca insomma un’incisività adeguata alla rivoluzione digitale, al di là di una diffusa generosità di intenti e di casi particolari di eccellenza. Tra questi ultimi vanno annoverati, secondo autorevoli indagini europee, la digitalizzazione del registro delle imprese e dei rapporti con il fisco nonché l’approvvigionamento elettronico (e-procurement). Di fronte a tale situazione, da tempo sono in essere le politiche strategiche italiane di attuazione della digitalizzazione, nelle quali si valorizzano tra l’altro le necessarie sinergie tra il livello centrale, regionale e le Province autonome di Trento e Bolzano. Il tutto naturalmente in piena consonanza con gli obiettivi di crescita fissati dall’Unione Europea per il cui raggiungimento è fissata la scadenza (ravvicinata) del 2020. In tale contesto non sfugge l’importanza assunta dall’istituzione scolastica sia quale snodo fondamentale della Pubblica Amministrazione che per il suo compito precipuo di formare cittadini coscienti di esserlo e dunque in grado di collaborare efficacemente allo sviluppo sociale del Paese.

Una buona informazione/formazione digitale dà inoltre respiro a un’economia oggi in difficoltà anche per la carenza di lavoratori che possiedano competenze sufficienti in tale ambito. Secondo alcuni studi, a breve potrebbero ammontare ad alcune centinaia di migliaia i posti di lavoro pericolanti per insufficienza di personale adeguato (e dunque, nel nostro caso, “informatizzati”).

Cosa ci si aspetta concretamente dalla scuola? Senza dubbio di prendere consapevolmente parte all’ampio processo innovativo di sviluppo delle infrastrutture tecnologi- che nonché di digitalizzazione della gestione documentale (dematerializzazione) e dei procedimenti amministrativi che ha investito e investe oggi la pubblica amministrazione (e, dunque, anche l’amministrazione delle istituzioni scolastiche). Il che consiste, in buona sostanza, nel perseguire la graduale eliminazione dei meri adempimenti, semplificando i processi e i servizi essenziali e consentendo così risparmi di tempo e di costi per i cittadini. Oltre che nell’erogare servizi efficaci e non solo efficienti, che rendano appetibile e consigliabile il ricorso alle nuove tecnologie.

Nel contesto specificatamente educativo e didattico, ci si attende – per la creazione di una mentalità ben predisposta all’utilizzo consapevole e intelligente dell’informatica nella quotidianità – il potenziamento dei percorsi formativi tecnologici, della lingua inglese e dell’alternanza scuola lavoro. Così da favorire poi l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, ineluttabilmente proteso verso una maggiore informatizzazione anche per ragioni di concorrenza sul mercato non solo italiano, ma europeo e mondiale.

Ruolo fondamentale nel pro- cesso sopra descritto potrà essere svolto dallo sviluppo di un solido sistema di formazione continua, finalizzato alla riqualificazione della popolazione attiva e dei lavoratori. A tale scopo risultano anche idonei i Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti (CPIA), tra i cui compiti ritroviamo quelli dell’alfabetizzazione informatica, linguistica e – con un progetto di recente lanciato dal Miur – anche dell’educazione finanziaria.

Naturalmente per realizzare il rinnovamento dei processi e dei servizi occorre formare (e valorizzare) il personale ausiliario, tecnico, amministrativo e DSGA delle istituzioni scolastiche; così come per formare gli alunni occorre prima formare i docenti. Ben vengano, pertanto, le sistematiche iniziative di formazione poste in campo dal MIUR su entrambi i fronti, che hanno visto assegnare cospicui finanziamenti dapprima al Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD), successivamente al Piano nazionale per la formazione dei docenti 2016-2019 (comunicato il 3 ottobre 2016) e, di recente, al Piano di formazione per il personale ATA per il 2016-2017 (cfr. circolare del MIUR n. 40587 del 22 dicembre 2016).

Negli ultimi due casi, l’organizzazione delle attività formative è affidata alle scuole-polo per la formazione di ciascuna rete di ambito, che opereranno in collaborazione con gli staff regionali e sulla base di una preliminare rilevazione del fabbisogno formativo. Di conseguenza, si può pensare che la formazione erogata sarà aderente agli effettivi bisogni formativi del personale della scuola e delle istituzioni scolastiche, dunque, contribuirà a quello sviluppo oggi necessario di una mentalità ben predisposta all’utilizzo dell’informatica nella vita. In conclusione, è opportuno segnalare che se da una parte diviene essenziale per rimanere al passo con i tempi suscitare un atteggiamento psicologico di fiducia nella digitalizzazione, dall’altra è indispensabile che ciò avvenga attraverso l’indicazione chiara dei benefici per l’individuo e la società, identificando con altrettanta chiarezza i rischi da evitare. Tanto per non dimenticare il ruolo educativo che la scuola tuttora esercita.

Paola Senesi

Questo articolo fa parte del dossier sulla Scuola Digitale che puoi trovare nel numero di Febbraio di Tuttoscuola. Clicca qui e sfoglia la rivista