Dietro il no alla sperimentazione del merito/2

Le politiche scolastiche attuali sono state spesso decise in modo unilaterale (spesso per decreto legge), non accompagnate da un governo amministrativo in grado di creare condizioni di successo delle iniziative, e hanno sofferto di un deficit di partecipazione e di coinvolgimento che ha attenuato o annullato il merito delle scelte.

Nessuna riforma, nemmeno l’attuale progetto sperimentale di valutazione delle scuole e della professionalità docente, può avere successo se non vengono sviluppate nei docenti interesse e motivazione verso la propria professione (che indubbiamente deve essere legata ai risultati).

Sulla necessità di differenziare modelli di gestione e di carriera dei docenti sono in molti ad essere d’accordo, ma al momento decisivo della partenza, come nel caso di questa sperimentazione (un metodo apprezzabile prima della generalizzazione), si registra un atteggiamento ostruzionistico del personale della scuola. Forse perché si è sentito non coinvolto rispetto a processi di innovazione che investono le basi del livello professionale di ciascuno.

Se questo governo avrà ancora vita, su questo dovrà lavorare per dimostrare che il capitale umano costituito dai docenti è una risorsa a cui il paese tiene. Una questione centrale questa sempre sbandierata dai vari governi e per la quale si è fatto pochissimo.