Didattica a distanza: Hogwarts e dintorni per dimostrare le competenze acquisite

di Maria Emilia Cremonesi

Piccoli maghi crescono…geniali, spiritosi ma soprattutto competenti! A farsi beffe di chi sostiene che la scuola ha un futuro solo se riconosce un ruolo di primo piano al sapere secondo tradizione e non si lascia affascinare troppo dall’utilizzo del digitale, ludico sì ma certo non formativo, ci ha pensato questo giovanotto di 8 anni.

La sua maestra ha organizzato un talent per l’ultimo giorno di scuola, ovviamente in modalità Didattica a Distanza, modalità che ha definito l’intero quadrimestre all’Istituto G. Ungaretti di Melzo. Evidentemente il fascino del maghetto di Hogwarts continua ad avere grande impatto sulla fantasia dei più giovani, in questo caso però il prodotto merita un’attenzione particolare non tanto per la simpatia che immediatamente ispira, semmai perché offre l’occasione per una riflessione significativa dal punto di vista educativo. E’ chiaro che un risultato così non si improvvisa e che una tale dimestichezza con la strumentazione tecnologica è frutto di un intervento didattico-educativo che ha ben integrato la didattica tradizionale con quella digitale: dalla presenza di un curricolo digitale d’Istituto applicato fin dalla scuola dell’Infanzia all’utilizzo sistematico di app per la creazione di presentazione e contenuti multimediali, tutto ha contribuito a definire il digitale come un ulteriore canale per l’apprendimento delle strumentalità e la costruzione di competenze trasversali; lo step rappresentato dalla Didattica a Distanza ha peraltro implementato quanto già acquisito, moltiplicandone le potenzialità.

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Al di là infatti dell’abilità tecnica, probabilmente la più immediata da acquisire, mi soffermerei sulla dimostrazione di competenza, su quel “imparare a imparare” unanimemente riconosciuto come elemento portante tra le key competence perché sintesi di elementi cognitivi, relazionali ed emotivi. E’ una competenza che implica l’organizzazione delle conoscenze, la pianificazione di un percorso finalizzato al raggiungimento di un obiettivo, la disposizione emotiva con la quale si riesce a rapportarsi all’oggetto dello studio o al motivo ultimo del lavoro stesso.

E no, direi proprio che in questo caso, sul raggiungimento dell’obiettivo non ci siano dubbi.