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Diabete e obesita’: altro che aviaria!

I diabetologi ed i nutrizionisti di mezzo mondo sono in allarme costante: gli ultimi dati provenienti anche da Paesi finora non a rischio ed in gran parte indenni dagli eccessi alimentari dell’Occidente mettono infatti in evidenza che il processo di globalizzazione alimentare in atto in tutto il globo sta comportando contraccolpi notevoli anche in quelle aree. Del resto, anche nelle aree di cui sopra – dalla Cina all’India al Giappone, Cambogia, Laos e Malesia – l’alimentazione da fast food sta facendo i suoi adepti e le sue vittime, tanto che per la prima volta si è stimato che il numero degli obesi nel mondo ha superato quello dei denutriti (1 miliardo contro 800 milioni circa).

In Asia oltretutto gli studiosi hanno appurato che le difese umane in fatto di diabete sono indubbiamente più basse: ci sarebbe in pratica una sostanziale predisposizione genetica delle razze asiatiche in proposito. Raddoppiati obesi e sovrappeso tanto in Cina che in India in soli 10 anni (oltre 220milioni di individui lo sono nella sola Cina) i diabetici – tra Cina ed India – sono diventati oltre 50 milioni di individui, con particolare concentrazione soprattutto nelle grandi città e – per il momento – tra le classi più agiate per le quali ad oggi, mangiare all’occidentale costituisce ancora un segno di distinzione, di lusso e di benessere; né dati infine più rassicuranti sono quelli che giungono del resto da Pakistan e Giappone.

Il confronto con l’Occidente e la necessità di una corretta educazione alimentare è presto fatto. Anche in Italia infatti gli ultimi dati parlano di un 7% di obesi nel Paese, con costi sociali sempre più alti, mentre i diabetici in Gran Bretagna hanno toccato cifre impensabili e l’Ungheria vede una percentuale di obesità vicina ormai al 18%. Le soluzioni ventilate sono tante. Una tra le tante è quella di ridurre per intanto le stesse pantagrueliche porzioni in vendita presso i fast food (in alcuni Paesi raccomandazioni di questo tipo sono state già disposte); anche se poi in definitiva è solo l’informazione e l’educazione in età scolare e quella attraverso i grandi media l’unica garanzia plausibile per non disperdere le buone abitudini delle proprie abitudini alimentari autoctone. “Di certo – ha rilevato in una recente dichiarazione Paul Zinnett, il diabetologo che ha presieduto l’ultimo Congresso Mondiale sull’Obesità che si è svolto a settembre a Sydney – siamo di fronte ad un’epidemia mondiale alla quale si presta poca attenzione, ma che in realtà è addirittura più grave dell’Aids: un fenomeno che meriterebbe almeno la stessa attenzione dedicata all’effetto serra o all’influenza aviaria”.

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