Decreto attuativo formazione docenti: slalom tra le polemiche

Mentre la bozza di decreto sul secondo ciclo desta l’attenzione di tutti, non si registrano prese di posizione sul decreto legislativo concernente la definizione della formazione degli insegnanti ai fini dell’accesso all’insegnamento: non si sa se per colpevole distrazione o per condivisione. Intanto cammina, al Miur, il lavoro del Tavolo 7 costituito per verificare su quali classi di laurea magistrale innestare la nuova formazione dei docenti. Per le decisioni definitive bisognerà attendere sia la conclusione dei lavori degli altri Tavoli che stanno finendo l’identificazione delle nuove classi di laurea dopo l’introduzione del nuovo percorso di studi universitari cosiddetto a “Y” sia il testo del dlgs. di attuazione dell’art. 5 della legge n. 53.
Un problema rilevante è dato dalle attuali classi di abilitazione scolastiche. Infatti, per esempio, nella secondaria di I grado, ci sono classi di abilitazione pluridisciplinari (per es. italiano, storia e geografia, o matematica e scienze) e monodisciplinari (per es. educazione musicale, artistica e fisica). In futuro, davvero serviranno in ambedue i casi, tre anni di laurea, due di laurea magistrale con rigoroso accesso a numero programmato e almeno un anno di praticantato? Delle due l’una, infatti: o le abilitazioni pluridisciplinari sono sovradimensionate o quelle monodisciplinari sono sottodimensionate. Se a questo si aggiunge che, con la contrazione di qualche ora per ogni insegnamento monodisciplinare, capiterà sempre più spesso che chi insegna queste discipline lo debba fare in almeno 11 classi e per di più su almeno due plessi, ci si può domandare chi mai avrà una vocazione così forte da tollerare per l’intera vita professionale disagi di questa natura, e contemporaneamente compilare bene il Portfolio, essere disponibile al lavoro dell’équipe docente, predisporre le unità di apprendimento per i piani di studio personalizzati ecc.