Debate: un’esperienza in ‘verticale’

La creazione di una rete di scuole, che condividano il dibattito quale buona pratica didattica, sia curricolare che extracurricolare, e formino un ambito di confronto sempre aperto, assume una valenza essenziale, favorendo il confronto didattico, sempre necessario, e un’organizzazione più razionale delle risorse, anche economiche. (wedebate.org).
di Giulia Monaldi, IC “Solari” di Loreto (AN) e Michela Zanoletti, ITE “Enrico Tosi” di Busto Arsizio (VA)

Nel 2013, dopo anni di sperimentazione e significative esperienze internazionali, la nascita della rete WeDebate Lombardia, avente l’ITE Tosi di Busto Arsizio come scuola capofila, aveva rappresentato un grande passo nella diffusione, anche nel nostro Paese, del debate. Oggi la rete WeDebate è nazionale, unisce più di 140 scuole, e sono sempre di più i docenti e gli studenti che apprezzano il forte valore educativo di questa metodologia didattica trasversale, così presente nella tradizione anglosassone, che ha pian piano incominciato a mettere radici anche nel sistema scolastico italiano.

Dal sogno di avvicinare un sempre maggior numero di docenti di ogni ordine scolastico al debate è nata l’idea di offrire nel luglio 2018, grazie al contributo della Fondazione Giuseppe Merlini di Busto Arsizio, un corso in lingua inglese condotto da formatrici della English-Speaking Union, la più prestigiosa società di Public Speaking e Debate del Regno Unito, a insegnanti della scuola secondaria di primo grado provenienti da diverse regioni d’Italia.

L’organizzazione del corso “Debate in the Middle School”, presso Villa Bassetti a Santa Caterina del Sasso (Leggiuno, VA), ha rappresentato un importante momento di confronto, trattandosi della prima esperienza di formazione sul debate dedicata specificamente alle scuole medie alla quale hanno partecipato una trentina di docenti individuati dalle scuole polo regionali.

A distanza di quasi un anno, dal 16 al 18 maggio 2019, alcune di quelle docenti si sono ritrovate a Santa Caterina del Sasso per condividere le esperienze vissute con le proprie classi e predisporre un percorso di formazione per le scuole del primo ciclo volto a  favorire, in una prospettiva di curricolo verticale, la diffusione nel debate nel sistema educativo italiano.

Il corso, rivolto a quegli insegnanti che vogliono incominciare ad avvicinarsi al debate, verrà proposto il prossimo luglio.

 Tra i partecipanti al workshop appena concluso, con l’obiettivo di costruire un autentico percorso di formazione in verticale, due docenti provenienti dall’Istituto Tecnico Economico Enrico Tosi di Busto Arsizio, le professoresse Vincenza Barlocco e Michela Zanoletti e le docenti Giulia Monaldi IC “Solari” di Loreto (AN) e Angela Di Bono del Comprensivo Pescara 10 che hanno portato il loro contributo all’interno del movimento Avanguardie Educative di INDIRE. Diverse le regioni rappresentate: dalla Lombardia (prof.ssa Aspesi Graziella, prof.ssa Cecchini Myriam, prof.ssa Fedeli Roberta) all’Emilia-Romagna (prof.ssa Aiassa Eliana); dalla Toscana (prof.ssa Cimoli Paola) alla Puglia (prof.ssa Melisi Maria) e alla Calabria (prof.ssa Oliveri Caterina).  

Durante le giornate di ricerca-azione a Santa Caterina è emersa l’importanza di proporre il debate attraverso un percorso graduale: il “punto di arrivo” sono i modelli internazionali -in particolare il format del World Schools diffuso in tutto il mondo e adottato nel campionato mondiale World Schools Debating Championship; e si è concordato sulla necessità di trovare un linguaggio e una struttura comuni, applicabili sin dal primo ciclo.

Pur essendo il dibattito, per storia e natura, proponibile con differenti varianti, è apparsa necessaria una riflessione su quali siano gli elementi irrinunciabili e come essi possano essere declinabili nei diversi ordini di scuola.

Certamente è fondamentale garantire, già dal primo approccio al debate, elementi imprescindibili quali il confronto, il lavoro di gruppo, la centralità e l’autonomia degli studenti, la riflessione sul linguaggio e sugli argomenti. Parallelamente si è discusso delle modalità. Quando iniziare? Quali temi trattare? Come formularli? Come garantire il massimo livello di inclusività? Come ricercare e validare le fonti? Quale peso attribuire ad attività propedeutiche di public speaking?

Svolgere attività propedeutiche significa fondamentalmente credere che “Si impara a dibattere solo dibattendo” (Sanchez, Il debate nelle scuole) partendo dall’idea che la paura di parlare in pubblico deriva principalmente dalla mancanza di pratica e che la competenza comunicativa è qualcosa che i nostri studenti possono acquisire, esattamente come altre competenze di base. In tal senso, è risultato costruttivo il confronto con l’esperienza del Comprensivo Solari di Loreto dove il debate viene introdotto a partire dalle classi terze primaria, ma già dalla prima vengono proposti una serie di brevi esercizi per allenare le capacità di public speaking, di ascolto, di assertività.

Risulta inoltre interessante notare come numerose attività propedeutiche individuate dalle docenti a Santa Caterina possono, opportunamente modulate e gestite, essere utilizzate in maniera efficace dalla primaria fino all’ultima classe della secondaria di secondo grado.

Tali attività di avvicinamento rappresentano inoltre strumenti particolarmente utili nel momento in cui gli studenti si apprestano a dibattere in una lingua che non è quella materna; in questo senso possiamo affermare che il debate favorisce l’internazionalizzazione della scuola italiana come ci rivelano i dati sulla partecipazione da parte dei nostri ragazzi a tornei internazionali. Quest’anno sono state ben 14 le scuole della rete WeDebate con 70 alunni coinvolti a presentarsi a competizioni europee. Una crescita esponenziale se si pensa che nel 2015, al primo torneo internazionale di Ljutomer in Slovenia, gli studenti italiani partecipanti erano stati solo 9.

Oltre allo studio di attività propedeutiche sono stati numerosi e diversi gli aspetti legati al debate su cui il gruppo ha lavorato: dalla gestione delle fonti alla costruzione delle argomentazioni, agli aspetti valutativi.

Non sono mancati inoltre momenti di riflessione sul valore fortemente inclusivo di questa metodologia così apprezzata in molti paesi europei ed extraeuropei nel mondo della scuola e non solo per il suo straordinario valore sociale di cittadinanza attiva; molte docenti hanno condiviso i risultati positivi delle esperienze di lavoro vissute con alunni BES, ADHD, con disabilità fisiche e cognitive.

Proprio sul valore delle soft skills attivate dal debate, in una prospettiva di curricolo verticale, il gruppo di lavoro si è trovato pienamente in accordo: dibattere significa realizzare quella “Raccomandazione relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente” che il Consiglio europeo ha varato il 22 maggio 2018.