Scuola finlandese: cosa possiamo fare in Italia a normativa vigente

Scuola finlandese e italiana: non è impossibile migliorare la nostra scuola a partire dalla normativa vigente, renderla un po’ più simile a ciò che la scuola finlandese pratica. La rigidità della scuola italiana non è solo responsabilità delle strutture, delle sovrastrutture, della mancata identità condivisa del nostro sistema educativo e della scarsa formazione omogenea dei docenti. La poca flessibilità del nostro sistema è dovuta anche a una cultura diffusa che vede la scuola come un mondo avulso dal contesto vitale della comunità dove è inserito, da convinzioni e pregiudizi, dalla incapacità di lavorare insieme alla scarsa propensione al cambiamento, fino a una mancanza di fiducia reciproca: dirigenti con i docenti, docenti tra loro, docenti e studenti, docenti e famiglie. Che cosa si può fare quindi a normativa vigente e a costo zero, implementando le risorse nelle nostre scuola? Ecco qualche esempio.

 1. Scuola finlandese. Iniziative didattiche sul modello finlandese

La normativa vigente, a cominciare dal DPR 275/99, regolamento sull’autonomia, permetterebbe alle scuole di realizzare molte delle iniziative didattiche che i docenti italiani hanno potuto vedere nella scuola finlandese. Parliamo del superamento del concetto di classe con la creazione di gruppi di apprendimento mirati, ma anche della possibilità di realizzare un orario più didattico è nelle mani dei docenti. Si potrebbe poi realizzare uno scambio tra docenti e costituire reti di scuole. Possiamo poi organizzare gli ambienti scolastici in modo da avvicinarci al concetto di “ambiente arricchito” tanto caro ai finlandesi.

2. Scuola finlandese: vivere lo statuto degli studenti e delle studentesse

Oltre a essere un formidabile strumento di educazione alla cittadinanza, permette di passare dal paradigma del controllo e della paura a quello dell’impegno, della responsabilità e dell’intesa. Le sanzioni alternative, previste dallo statuto, sono una testimonianza che i conflitti si possono risolvere in modo creativo e non violento. Inoltre è un acceleratore dei processi partecipativi degli studenti e facilita lo sviluppo della fiducia tra docenti e studenti nei processi valutativi.

3. Vivere il Patto di Corresponsabilità come nella scuola finlandese

Può promuovere la costruzione di una nuova alleanza scuola-famiglia. Una scuola che condivide  con gli studenti e le famiglie bisogni, sogni, impegni. Che scopre la bellezza dei doveri che rinforzano i diritti, che sa rinnovare l’impegno e generare un’intesa generativa.

4. Applicare alcuni elementi qualitativi della Legge 107/2015 

Un insegnamento della scuola finlandese è quella di considerare le riforme come processi innovativi continui. Quindi non tanto una riforma a sé stante che in qualche modo ricomincia da capo, bensì un processo virtuoso continuo che tiene tutto quello che c’è di buono e innova sulla base di pratiche in atto nella scuola reale e di nuovi bisogni. La realizzazione di una serie dio comunità di pratiche che dalla singola scuola, passando per le reti territoriali arriva a contaminare l’intero sistema in modo condiviso, partecipato, dialogico. Innovare serbando potrebbe essere un buon “meme” per la scuola italiana.

– Progettare il PTOF in modo condiviso e partecipato con tutte le componenti della scuola
E’ una grande opportunità per creare alleanze tra scuola e il territorio. Nel PTOF si dovrebbe capire che tipo di scuola vogliamo essere e fare e di conseguenza le azioni di tutti dovrebbero orientarsi coerentemente. L’identità, il senso di appartenenza si co-costruisce e il PTOF è uno strumento elettivo se vissuto in modo non burocratico, non da apparato. E’ una apertura continua al dialogo aperto, alla costruzione di fiducia e rispetto reciproco.

– Il RAV
E’ la pianificazione autovalutazione e valutazione di Istituto, piano di miglioramento. Il RAV rappresenta non solo un momento di autoanalisi, che quanto più è condivisa e partecipata quanto più è efficace, ma anche e soprattutto una opportunità di crescita e una risorsa per promuovere, concretizzare e co-costruire un’alleanza tra scuola e territorio, tra dirigenti-docenti-studenti-famiglie.

– Ottimizzare il tempo
Le ore di potenziamento, se utilizzate in modo consapevole e finalizzate al miglioramento dell’offerta educativa-formativa permettono di lavorare in sotto – gruppi per specifici bisogni di apprendimento e di intervenire in tempo nei casi di rischio di abbandono, di demotivazione, di sviluppare talenti e molto altro ancora, se agite con flessibilità e creatività. Inoltre si potrebbe pensare di coinvolgere i docenti senior che ne abbiano motivazione e competenze, magari negli ultimi 6 anni di carriera, per includere, accompagnare ed assistere i giovani docenti immessi in ruolo. Una posizione di coach e di mentori cui potrebbero dedicare metà del loro tempo lavoro.

– Chiamata diretta dei docenti inseriti negli ambiti territoriali AT
Fermo restando le difficoltà e le rigidità del sistema italiano, la possibilità di aumentare la flessibilità condivisa nei processi di trasferimento e di assegnazione delle cattedre negli A.T. permetterebbe di far incontrare le motivazione dei docenti e le loro competenze, anche quelle informali e non formali con i bisogni di quella particolare scuola. Inoltre permetterebbe ai dirigenti di incontrare i docenti su un piano di realtà delle pratiche educative e didattiche riaprendo il dialogo sulla scuola come momento vitale e non, come spesso capita, come pratiche burocratiche amministrative da sbrigare.

– Formazione neo assunti
Come detto prima, molto si potrebbe fare valorizzando l’esperienza e le pratiche dei docenti senior e l’entusiasmo dei docenti junior. Coaching, mentoring, tutoraggio, supervisione, sono possibilità alla portata della nostra scuola con un investimento sostenibile. Una componente della formazione che dovrebbe essere presente e trasversale a tutti i docenti è la pratica dialogica. La pratica delle soft skills, dei processi di coaching e la consapevolezza e sviluppo della intelligenza emotiva. Il bilancio delle competenze, intesa non come un autoanalisi più meno guidata con scopo valutativo di verifica e controllo, bensì come strumento di auto ed etero miglioramento della professione docente. Un vero bilancio delle competenze  potrà permettere ai docenti ed ai dirigenti una più consapevole valorizzazione dei punti forti di ogni docente ed un aiuto concreto per il superamento delle difficoltà professionali e  dei punti deboli. Inoltre rappresenta una “bussola” per ogni docente ed istituto scolastico per la formazione continua.

– Formazione continua Dirigenti e Docenti
La formazione continua rappresenta uno strumento strategico prezioso nelle mani dei dirigenti e dei docenti di ogni singola scuola. Questo, come ci insegna anche l’esperienza finlandese, è un aspetto a geometria e geografia variabile nel pieno rispetto delle autonomie locali: di istituto, di rete, di ambito territoriale. Ma una base dialogica comune potrebbe rendere più omogenea la formazione sul territorio nazionale rendendo la scuola più equa. Anche qui lo strumento del  bilancio delle competenze e l’autoformazione non formale e informale arricchiscono questa opportunità.

– Alternanza Scuola Lavoro
Una pratica preziosa se praticata. Un ponte tra la scuola e la vita reale che vivifica la scuola e rinnova la vita. Una pratica dove studenti-famiglie-docenti si rendono corresponsabili di co-costruire il futuro individuale e collettivo nel qui e ora. Come diceva S. Agostino non esiste il passato, non esiste il futuro, bensì esiste il presente-passato, il presente-presente e il presente-futuro. L’alternanza scuola lavoro ci offre questa opportunità di stare nel qui e ora e lavorare insieme per costruire il presente-futuro.

– Piano Nazionale della scuola Digitale
Più che una scuola 2.0, 3.0, 4.0 dovremmo occuparci di formare  docenti, studenti e famiglie che sappiano dominare la tecnologia per tutto quello che può offrirci. Imparare un utilizzo dialogico e non monologico della tecnologia. La scuola finlandese, pur essendo super attrezzata: ogni aula, ogni studente, ogni docente sono dotati della strumentazione ad hoc più innovativa utilizza questa tecnologia come strumento e non fine a se stessa. Le lezioni prediligono il dialogo, la domanda più che la risposta o il “rifugio” nella virtualità.

– Flessibilità e autonomia della proposta didattico – organizzativa a favore degli alunni con disabilità e alla inclusione degli alunni stranieri
Le normative a favore degli alunni con disabilità, dei BES, dei DSA e degli alunni con cittadinanza straniera permettono ulteriori elementi di flessibilità, di autonomia e un miglioramento dei processi di “recovery” e della proposta didattico-organizzativa a vantaggio di tutti e di ciascuno. Inclusione – scrive Habermas – qui non significa accaparramento assimilatorio, né chiusura contro il diverso. Inclusione dell’altro significa piuttosto che i confini della comunità sono aperti a tutti: anche – e soprattutto – a coloro che sono reciprocamente estranei e che estranei vogliono rimanere”

 – La costituzione di reti sul territorio
La costituzioni di “reti vere” operanti e concrete sono utili per cooperare a ripensare in modo ecologico ed educativo il territorio. Per sviluppare percorsi di formazione, per acquisti mirati, per la partecipazioni a progetti locali, regionali, nazionali ed europei. É una pratica ancora troppo poco sviluppata.

– Più attenzione alla scritture degli Accordi di Programma Regionali e dei Piani di Zona locali
La scuola, come comunità educante, è un soggetto privilegiato, una risorsa preziosa, un collante degli strumenti di pianificazione territoriale, compreso le nascenti UTI. Su questo punto la scuola dovrebbe insistere per divenire un attore attivo e privilegiato di questi processi.

5. Scuola finlandese, il dialogo aperto: un rigeneratore di risorse

Tutta questa normativa esistente e operante, se interpretata più nel senso della scuola come servizio può contribuire la co-costruzione di una scuola italiana della fiducia, dell’impegno e della responsabilità. Una scuola policentrica e poliarchica in cui i processi di insegnamento-apprendimento diventano le pratiche con cui si esplicitano le varie centralità: quella dello studente, dei docenti, delle famiglie, del territorio. Ma anche all’interno delle singole scuole e del “sistema scuola” italiano va ricostruita la fiducia, va riaperto e custodito il dialogo, va generata una nuova alleanza tra gli attori.

L’uomo è capace di perseguire ciò che ritiene importante, necessario e indispensabile alla propria sopravvivenza e al miglioramento della qualità della vita. Crediamo che generare fiducia in una “nuova narrazione” dialogica della scuola sia necessario? Se lo crediamo, possiamo farlo, è nella sfera delle nostre possibilità. Generare una nuova alleanza dipende da noi, diventa un impegno comune per  la comunità educante locale, regionale, nazionale.

Ricostruire la fiducia, aprire e praticare il dialogo un buon proposito per tutti noi. Assumere la consapevolezza della nostra responsabilità sul co-costruire una scuola che torni ad educare, che torni ad essere motore di cambiamento. Le comunità di pratiche delle scuole possono aiutare ed essere aiutati  dalle comunità territoriali ad affrontare l’incertezza e l’afasia relazionale che coinvolge tutti in particolare le istituzioni. Possiamo uscire dal paradigma della paura e del controllo per saltare sul “tappeto volante” dei paradigmi dell’impegno, della responsabilità e dell’intesa.

 

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