Dal ‘Data Scientist’ al ‘Digital HR’: le 7 professioni del futuro più richieste dagli universitari

Solo qualche giorno fa ha suscitato non poche polemiche la nascita de corso di laurea in Scienze della Comunicazione con curriculum Influencer, anche se preparerebbe a una delle professioni digitali di oggi. Ma quali sono le figure professionali più richieste nel 2020? E qual è l’orientamento degli universitari? Sono pronti ad affrontare le nuove sfide che il mercato del lavoro pone davanti a loro? A queste e altre domande ha provato a dare risposta l’Università Niccolò Cusano. Secondo la recente indagine dell’ateneo romano, infatti, oggi i giovani amano cibarsi di digitale e, orientati verso percorsi di formazione che guardano la tecnologia e innovazione, sono maggiormente propensi ad abbandonare la tradizione lavorativa italiana. Nella top seven troviamo quindi professioni legate al mondo dell’informatica: alcune già conosciute e ampiamente battute come il Digital Marketing, altre emergenti come il Data Scientist.

In quest’ultima decade è cambiato profondamente il modo di intendere il lavoro: in dieci anni il 90% delle grandi imprese italiane ha adottato forme di smart working e soltanto nel 2019 gli smart workers sono aumentati del 15%. E, sempre in tema di sostenibilità, è l’Europa a primeggiare per investimenti nei settori dell’ambiente e del sociale con una spesa che è rispettivamente di 12 e 14,1 miliardi di dollari nel triennio 2016-18.

Consapevoli di questa rivoluzione storica, i giovani universitari si sono detti pronti ad accogliere le nuove sfide del mercato del lavoro adeguandosi o anticipando i tempi. Così, al primo posto, c’è la figura del “Data Scientist”: gestisce i big data traendone informazioni rilevanti per il business. Conosce inoltre i linguaggi di programmazione, sviluppa algoritmi e ha una spiccata dote comunicativa. Il suo cursus studiorum è svolto all’interno della facoltà di Ingegneria.

Al secondo posto troviamo il “Digital HR”, evoluzione del tradizionale settore delle risorse umane. Attraverso alcuni social network specifici, come LinkedIn o Facebook, questa figura ha il compito di ricercare e selezionare personale per la propria azienda o per altre con grandi benefici in termini di costi e tempo.

Un po’ meno conosciuto è il “Legal Tech”. Con alle spalle una laurea in Giurisprudenza o Ingegneria e un master in Data Protection, il consulente legale 3.0 ha sviluppato doti e conoscenze legate alla privacy online, al GDPR, alla reputazione online, all’IT e all’etica del web. L’Unicusano ha calcolato che soltanto per il 2019 l’impatto del digital negli studi legali è stato del 10%.

Altrettanto poco nota è la figura dell’“Energy Manager” con compiti che vanno dall’individuazione degli sprechi alimentari alla definizione di investimenti sostenibili, dal miglioramento della redditività aziendale alla riduzione dei costi e dei rifiuti prodotti. Secondo un recente rapporto di Confindustria, attualmente in Italia c’è tanta richiesta: 1,6 milioni di posti di lavoro.

Al quinto posto della classifica dei lavori più richiesti c’è l’“Operation Manager” che già da qualche anno ha consolidato il ruolo. Responsabile dei processi aziendali e del loro efficientamento, si occupa di definire e sviluppare le corrette procedure per ogni area e funzione aziendale con l’obiettivo di migliorare i processi interni. Una figura chiave perché oggi il 27% delle aziende ha tra le priorità la riduzione dei costi e l’aumento della produttività.

Sempre più richiesto dalle società, ma non per questo tanto amato dai giovani, è il “Software & App developer”: ha il compito di realizzare l’infrastruttura web o software per un applicativo. Anche in questo caso la disponibilità di posti di lavoro è di circa 1,2 milioni.

All’ultimo posto troviamo il più tradizionale “Digital Marketing specialist”: progetta e sviluppa strategie di marketing e comunicazione online. Terreno assai fertile se pensiamo che sono circa 33,5 milioni gli italiani a connettersi almeno una volta al giorno a internet.