Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Curricolo e competenze: dal dire al fare!

Questo primo intervento del prof  Italo Fiorin, sul tema del curricolo intende accompagnare i docenti nel difficile, quanto ormai ineludibile, compito di fare chiarezza sul modello italiano di progettazione, valutazione e certificazione delle competenze.

“Con l’avvio del nuovo anno scolastico finisce il periodo di sperimentazione del modello di certificazione delle competenze. La fase di transizione lascia il posto a una più stabile dimensione progettuale.

Le modalità di attuazione erano state presentate attraverso una ci r c ola r e (n .3/15) che era stata accompagnata d a u n documento contenente le ‘Linee guida’ che aiuta a capire il modello e contestualizzare la proposta e le modalità della sperimentazione. Con l’emanazione della Circolare si è colmato un  ritardo, dando finalmente risposta ad una precisa richiesta delle Indicazioni nazionali per il curricolo (2012), che alla certificazione delle competenze dedicano ampio spazio. Vi si afferma che “La scuola finalizza il curricolo alla maturazione delle competenze previste dal profilo dello studente al termine del primo ciclo, fondamentali per la crescita personale e per la partecipazione sociale, e che saranno oggetto di certificazione.

Non solo si richiama l’importanza della certificazione delle competenze, ma si dice che il ministero fornirà alle scuole un modello da adottarsi a livello nazionale. Ma già la versione sperimentale delle Indicazioni, quella del 2007, aveva anticipato questa scelta. Si può quindi constatare che tra il dire delle Indicazioni e il fare del ministero sono passati molti anni, nei quali le scuole sono state invitate a fare da sé.

Come sempre in questi casi di sperimentazione all’italiana non sono mancate esperienze interessanti, che hanno fatto crescere la cultura valutativa delle scuole che vi si sono impegnate, ma c’è stata anche tanta confusione. Del resto si tratta di materia delicata, e oggetto di molta discussione, oltre che di diffuse perplessità. E’ positivo, perciò, che questo vuoto sia stato colmato.

Il ministero da tempo ha adottato una strategia di gradualità, che comporta, prima dell’adozione di provvedimenti ufficiali, u n a fa se d i messa alla prova nelle situazioni scolastiche di quanto si intende introdurre e generalizzare.

Personalmente credo che questa strategia, apparentemente debole, sia la più efficace, perché mantiene alla scuola un ruolo importante, nel quale gli insegnanti e i dirigenti non sono semplici esecutori di decisioni nazionali, ma attori con diritto di parola.

La prima cosa da fare è cercare di capire la logica che sostiene il modello proposto, logica che lo vede strettamente legato al testo delle Indicazioni nazionali. Tenendo presente questo stretto collegamento è possibile rispondere ad una serie di domande che si presentano, una volta presa in considerazione la richiesta ministeriale.

Che cosa vuol dire ‘certificare’ competenze? Che cosa – prima ancora – vuol dire valutare competenze? Che relazione c’è tra valutazione delle competenze e valutazione degli apprendimenti? Il modello ministeriale, come si è detto, è stato definito sulla base delle Indicazioni nazionali che pongono al vertice il ‘Profilo dello studente’. Il Profilo descrive quali sono le attese che la scuola nutre per uno studente al termine del suo percorso di apprendimento che, dall’infanzia, lo ha portato a concludere il primo ciclo di istruzione.

Il Profilo ha certamente uno stretto legame con gli apprendimenti disciplinari, ma non è stato elaborato avendo le discipline come riferimento. Quello che il Profilo traduce nei vari comportamenti attesi sono le competenze chiave o di cittadinanza, così come sono state esplicitate dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Unione europea (Raccomandazione del 18 dicembre 2006). Le competenze chiave hanno stretti lega- mi con le discipline, in certi casi sembrano coincidere con alcune (lingua materna , matematica …), ma in realtà rappresentano un riferimento più generale e, come spesso si dice, traversale.

Mettere all’apice della piramide curricolare le dimensioni del profilo dell’alunno, e quindi i legami con le competenze chiave comporta il rivedere la funzione che le discipline stesse svolgo- no nel curricolo della scuola dl primo ciclo. Senza volerne sminuire l’importanza, esse vanno considerate strumentali rispetto allo sviluppo delle competenze chiave. Forzando un po’ si potrebbe di re che lo scopo dell’insegnante non è insegnare discipline ma, grazie alle discipline, favorire lo sviluppo delle competenze chiave. Le discipline sono i mezzi della formazione scolastica, non lo scopo.”

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