I sindacati italiani sono divisi sulla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo. Un giudizio nettamente positivo viene solo dalla Flc Cgil, mentre Cisl scuola, Snals e ANP criticano la sentenza; più articolate le posizioni di Uil scuola e Gilda degli insegnanti.
Per Domenico Pantaleo, segretario della Flc Cgil, quello della Corte europea “è un pronunciamento importante: la sentenza deve spronare ad aprire un dibattito serio sulla religione a scuola, perchè oggi si va sempre più verso una scuola confessionale. Da mesi sulla laicità riteniamo che è opportuno rivedere una serie di regole, rispettando i caratteri della laicità dello Stato. Ci sono molte questioni aperte, a partire dall’ora alternativa di Religione“.
Anche il leader della Gilda degli insegnanti Rino Di Meglio si dichiara “personalmente molto felice della sentenza. Sono convinto che nelle scuole non debba essere fatto indottrinamento nè religione, vorrei una scuola alla francese“, ma la Gilda come organizzazione, puntualizza Di Meglio, “non si esprime su questo argomento“.
Per il segretario della Cisl Scuola Francesco Scrima, invece, il crocefisso “non rappresenta una fede, ma principi e valori che appartengono a tutti: rappresenta l’eguaglianza, la solidarietà e quindi i diritti di tutti. Abbiamo una storia e una cultura in Italia e quella figura è stata sempre vista e vissuta non come una manifestazione di fede di parte, ma come rappresentanza dei diritti, della solidarietà, della fratellanza e dell’uguaglianza. Valori che non appartengono a una sola fede, ma a tutta l’umanità“.
Anche il segretario dello Snals, Marco Paolo Nigi, prende posizione in senso nettamente contrario alla sentenza europea: “vorremmo che il crocifisso rimanesse perchè non è solo un simbolo religioso, ma della nostra religione cattolica che fa parte della Costituzione. Non vedo perchè togliere un emblema così importante che non è solo un fatto di fede. Quello che dice l’Europa lo capisco perchè hanno altre costituzioni, ma in Italia ci sono i Patti lateranensi“.
Il riferimento al concordato è ripreso anche da Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp), a cui giudizio la sentenza della Corte europea non può avere seguito in Italia perchè “le singole scuole si devono attenere alla norma del Concordato tra Stato e Chiesa“. La presenza in aula dei crocifissi, prosegue Rembado, è “un problema che va al di là delle questioni che attengono alle determinazioni delle singole scuole“. Per cambiare la situazione “ci dovrebbe essere o un nuovo concordato o una nuova ‘intesa’ tra Stato e Chiesa cattolica. In ogni caso la Corte europea avrebbe dovuto tener conto delle norme costituzionali dell’Italia“.
Massimo Di Menna, segretario della Uil Scuola, si colloca su una posizione intermedia: fa appello “al buon senso e al rispetto delle opinioni e delle convenzioni religiose di tutti“, e osserva che “il crocifisso come aspetto simbolico non diventa quasi mai nelle scuole motivo di scontro, quindi come non è positivo la obbligatorietà di metterlo non lo è una sentenza che lo impedisca. Condivido che deve essere garantita la libertà di religione a tutti, ma obbligare a mettere o togliere simboli non favorisce la corretta integrazione nè la corretta conoscenza“.
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