Crisi politica/3. "Larghe intese" dietro l’angolo?

Ha colpito la considerazione del presidente Napolitano che “le ipotesi legittime e motivate di sperimentazione di una diversa e più larga intesa di maggioranza (…) non sono risultate sufficientemente condivise per poter essere assunte come base della soluzione della crisi del governo Prodi“.
Qualche commentatore, come Sergio Romano sul “Corriere della Sera“, ne ha tratto la conclusione che le “larghe intese” potrebbero essere lo sbocco più probabile di una eventuale nuova crisi del governo Prodi. Esito che potrebbe essere favorito, per esempio, da un accordo sul sistema elettorale “alla tedesca“, penalizzante per le formazioni politiche minori, come il partito dei Comunisti italiani o i Verdi, che non solo sulla politica estera ma anche su quella scolastica hanno creato non pochi problemi alla navigazione del governo Prodi.
E’ in questo quadro che può essere letta, sempre nella intensa (politicamente) giornata di sabato, la dura presa di posizione di Massimo D’Alema verso le componenti massimaliste dello schieramento di maggioranza: “certa sinistra non serve al Paese“, ha detto il ministro degli Esteri, lasciando quasi intendere che se ne potrebbe fare a meno: una prospettiva assai probabile nel caso che lo scenario politico evolvesse verso le “larghe intese“. E perfettamente compatibile con la frattura che già in questi mesi si è registrata, nel settore della politica scolastica, tra DS-Margherita da una parte (quasi un embrione di quello che potrebbe essere l’ufficio scuola del futuro Partito Democratico) e Comunisti italiani e Verdi dall’altra (con Rifondazione in una posizione più cauta) su materie come la riforma Moratti (emendatori versus abrogazionisti) o l’obbligo (di istruzione versus scolastico).