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Credito scolastico e religione. Cosa dice il Consiglio di Stato

Con decisione n. 2749, il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato dal MIUR contro la sentenza del Tar Lazio sulla attribuzione del credito scolastico per l’insegnamento della religione cattolica.

Come si ricorderà, varie associazioni laiche e non confessionali e studenti che non si avvalevano dell’insegnamento della religione cattolica, né degli insegnamenti alternativi, avevano impugnato davanti al Tar le ordinanze relative alla disciplina dell’attribuzione dei crediti scolastici per gli esami di maturità del 2006-2007 e 2007-2008 nella parte in cui si prevedeva la partecipazione a pieno titolo dei docenti di religione cattolica all’attribuzione del credito scolastico.

Il Tar Lazio, si era pronunciato precisando che “un insegnamento di carattere etico e religioso, strettamente attinente alla fede individuale, non può assolutamente essere oggetto di una valutazione sul piano del profitto scolastico, proprio per il rischio di valutazioni di valore proporzionalmente ancorate alla misura della fede stessa”.

Il Consiglio di Stato, ribaltando la decisione del Tar, specifica invece che “chi segue religione (o l’insegnamento alternativo) non è avvantaggiato né discriminato: è semplicemente valutato per come si comporta, per l’interesse che mostra e il profitto che consegue anche nell’ora di religione (o del corso alternativo). Chi non segue religione né il corso alternativo, ugualmente, non è discriminato né favorito: semplicemente non viene valutato nei suoi confronti un momento della vita scolastica cui non ha partecipato”.

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