Covid-19. Idee per ‘dopo’

Segni anticipatori della scuola futura si possono cogliere nella decisione, presa nella logica dell’emergenza da Covid-19, di ammettere automaticamente tutti gli studenti all’anno successivo, sia pure col vincolo del “recupero”: perché non cogliere l’occasione per eliminare quasi del tutto le bocciature, sostituendo i voti con classificazioni come quelle previste nel Quadro europeo delle competenze linguistiche (A1, A2, B1 ecc.) che non comportano la ripetizione dell’anno ma solo la presa d’atto del livello di competenza raggiunto dallo studente nelle diverse discipline? Insieme a un sistema di passerelle nei primi due anni di scuola secondaria superiore e alla riduzione del numero delle materie a sviluppo annuale (ridimensionando le altre a moduli bi o tri o quadrimestrali) una misura di questo genere, accompagnata dalla definizione di un core curriculum minimo per italiano, matematica e scienze, ridurrebbe a livelli fisiologici (oggi non lo sono affatto) il fenomeno della dispersione.

La decisione di essenzializzare i programmi (come si è dovuto fare quest’anno per necessità), e l’esigenza di avere maggiore disponibilità di aule per ridurre l’affollamento delle classi, consiglierebbe inoltre, finalmente, la riduzione di un anno della durata della scuola secondaria superiore, e dell’intero ciclo scolastico a 12 anziché a 13 anni, come quasi ovunque (USA, Cina, Russia, Giappone, Corea, UK, Finlandia…).

L’esame di maturità quest’anno sarà fatto probabilmente con una unica prova orale, se il Covid-19 non retrocede. Perché non mettere in cantiere l’ipotesi che anche in futuro, a partire dalla maturità del 2021, oltre alle due prove scritte, l’esame valorizzi il colloquio interdisciplinare, centrato magari su due-tre tematiche scelte dal candidato?

L’esito dell’esame così organizzato, insieme alla certificazione delle competenze acquisite nelle diverse discipline (A1, A2 ecc.) potrebbe condizionare la scelta delle successive attività di studio o di lavoro del candidato.

All’obiezione che un modello di questo genere favorirebbe le scuole non statali meno serie (“diplomifici”) si potrebbe rispondere prevedendo per tutte le scuole, statali e non, prove oggettive obbligatorie, computer based, sulle principali materie (3-4), una soluzione oggi realizzabile con relativa facilità, come hanno dimostrato le prove Invalsi.