Cortei e incidenti. Centemero (FI), no a violenza

Forse più studenti che professori nelle manifestazioni svoltesi questa mattina in una trentina di città in tutta Italia per protestare contro la riforma della ‘Buona Scuola’. Momenti di tensione si sono verificati a Milano, ma anche a Napoli e a Torino.

A Milano una ragazza di 18 anni e un professore di lettere  sono stati feriti alla testa durante uno scontro tra i poliziotti e i manifestanti. A Napoli due studenti e quattro poliziotti sono rimasti feriti. Dalle riprese TV si è visto che nelle prime file del corteo c’erano giovani che indossavano caschi e scudi di polistirolo e hanno lanciato petardi. Due studenti sono stati fermati: uno è stato portato in questura mentre l’altro è stato portato in ospedale per essere medicato. Anche a Torino alcuni manifestanti hanno lanciato uova contro la sede del Miur di corso Vittorio Emanuele. In piazza Castello è stata bruciata una bandiera del Pd. 

A Roma il corteo si è svolto invece senza particolari tensioni. Dopo aver protestato davanti al Miur, alcune migliaia di persone, tra studenti e professori, si sono diretti verso Montecitorio. Striscioni e proteste contro i 500 euro per l’aggiornamento, il bonus per i ‘meritevoli’ e l’alternanza scuola-lavoro, anche perchè le aziende in cui i ragazzi dovrebbero fare queste ore sono poche.

Contro gli episodi di violenza si è espressa la responsabile scuola e università di Forza Italia, Elena Centemero: “L’espressione del dissenso è legittima se si svolge in modo civile, democratico e non violento. Per questo, non posso che esprime sconcerto per le degenerazioni violente che hanno assunto le manifestazioni di oggi contro la Buona scuola in diverse città”. 

Nel merito delle proteste, prosegue la parlamentare, “tutti dovrebbero ricordare che il sistema educativo non può essere concepito come una leva per creare posti di lavoro: al centro della scuola ci sono gli studenti e la loro formazione. Ed è ora di smetterla con le polemiche sulla figura del preside, oggetto di attacchi e di pregiudizi: nelle nostre scuole non c’è alcun ‘padrone’. E’ necessario che tutti abbassino i toni, altrimenti si rischia di spostare il confronto sulla scuola su un terreno che non giova a nessuno, tantomeno alla crescita dei ragazzi e alla loro occupabilità”.