Copiare al tempo di internet
Riceviamo e volentieri pubblichiamo il commento che il prof. Andrea Ragazzini, portavoce del ‘Gruppo di Firenze’, ci ha inviato in merito a una delle notizie, riguardanti l’esame di maturità, pubblicata nell’ultimo numero del nostro settimanale online TuttoscuolaFocus, intitolata ‘Copiare al tempo di internet’. Pubblichiamo altresì, in calce al testo del prof. Ragazzini, una breve nota di replica alle osservazioni in esso contenute.
Invitiamo gli altri lettori a partecipare al dibattito sul tema (o a proporre altri temi), scrivendoci come di consueto a botta_e_risposta@tuttoscuola.com.
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Gentile Direttore,
mi permetta di fare alcune osservazioni sull’articolo titolato “Copiare al tempo di internet”, pubblicato su Tuttoscuola del 26 scorso. La prima è che la dichiarazione promossa dal ‘Gruppo di Firenze’, a prescindere da quanto sia attendibile il sondaggio di Studenti.it, non aveva certo l’ambizione di far cessare da un giorno all’altro le copiature di ogni genere e tipo e l’imbarazzante fenomeno dei più o meno corposi ‘aiutini’ da parte di alcuni docenti. Si trattava di porre con chiarezza il problema e di invitare tutti (Ministero, Dirigenti, docenti) a fare la propria parte perché gli Esami di Stato, previsti dalla Costituzione, si svolgano nel pieno rispetto delle regole, a tutela della credibilità stessa della scuola italiana, non solo in relazione all’attendibilità degli esami come momento di verifica, ma anche, e forse soprattutto, alla responsabilità che ha la scuola nell’educare i giovani alla correttezza e alla legalità.
Impedire che le prove d’esame siano inquinate dagli smartphone è certamente possibile, solo che ci sia la volontà di prendere gli opportuni provvedimenti tecnici. Convincere alcuni colleghi a rinunciare a malintesi atteggiamenti di ‘comprensione’ nei confronti degli studenti è forse un lavoro più complicato, ma comunque non più rinviabile.
Non è accettabile invece la resa senza condizioni che viene proposta nell’articolo: anziché verificare se uno studente è in grado di tradurre correttamente un brano di greco o di latino o di analizzare una funzione matematica, si dovrebbe consentire “l’uso di tutte le tecnologie in occasione dell’esame” e “valutare la capacità di trarre dalla rete le risposte ai temi e ai problemi assegnati”.
Secondo l’autore dell’articolo, a questa soluzione non si oppone il buon senso, come a me sembra, ma piuttosto la “resistenza di buona parte dei docenti ad adottare metodologie di insegnamento/apprendimento basati sulle tecnologie”. Sinceramente, da questo punto di vista, viene da sperare che gli insegnanti continuino a resistere.
Cordiali saluti,
Andrea Ragazzini, Gruppo di Firenze
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Ecco la replica di Tuttoscuola:
Siamo pienamente d’accordo con la preoccupazione, manifestata nel commento al nostro articolo, che “gli Esami di Stato, previsti dalla Costituzione, si svolgano nel pieno rispetto delle regole”.
Noi stessi, riportando nel nostro sito le notizie riguardanti la vasta estensione del fenomeno delle copiature, avevamo scritto che “Sicuramente il primo dissuasore è dato dai controlli e dalla pena, che consiste nell’annullamento della maturità” (si veda l’articolo http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=26088). Questo tuttavia non ci esime dal riflettere sulle forme che l’esame – e più in generale l’accertamento dei livelli di conoscenza e competenza – potrà assumere in futuro, considerato l’iperbolico sviluppo delle nuove tecnologie (TIC, o ICT nella dizione anglosassone): dall’impiego di strumentazioni tecniche (computer) e ambienti laboratoriali per lo svolgimento di determinate prove all’utilizzazione sistematica della prova orale come verifica di quelle scritte.
Siamo altresì d’accordo che si debba fare il possibile, da parte degli insegnanti, perché le attuali regole vengano rispettate, e probabilmente si potrebbe utilizzare meglio le tecnologie anti-copiatura (schermature, jammer ecc.), e anche far rispettare con rigore l’assoluto divieto di portare nella sede d’esame qualunque tipo di apparato tecnologico. Ma le attuali regole sono, appunto, quelle di oggi. Perché negare che in prospettiva possa (e anzi debba) essere valutata anche “la capacità di trarre dalla rete le risposte ai temi e ai problemi assegnati”, consentendo a quel punto “l’uso di tutte le tecnologie in occasione dell’esame”? Non si tratterebbe certo di una “resa senza condizioni” a chi non rispetta le regole, come teme il Gruppo di Firenze, ma della presa d’atto che nella formazione di base dei giovani delle generazioni 2000+ c’è anche la competenza tecnologica: una competenza transdisciplinare che può essere utilizzata anche nei diversi campi disciplinari. Il nostro è un invito a riflettere su questa prospettiva.
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