Contratto/9: gli effetti del conglobamento dell’indennità integrativa speciale

Il contratto ha compiuto un’operazione attesa da anni e destinata a rendere semplificata la struttura della retribuzione e controllabile la dinamica degli stipendi. L’indennità integrativa speciale (la cosiddetta scala mobile dei dipendenti pubblici), corrisposta in misura uguale per i dipendenti di ciascun settore senza variazioni legate alla anzianità di carriera, e «congelata» da anni nel suo importo (una scala immobile, si potrebbe dire), è stata conglobata nello stipendio, diventando quindi un’unica voce retributiva indistinta. Gli effetti concreti di questo conglobamento sono diversi e quasi tutti vantaggiosi per il dipendente, tanto che c’è da chiedersi se il settore di controllo che dovrà dare l’ok all’accordo e la stessa Corte dei Conti che dovrà registrare il contratto saranno completamente d’accordo sulla scelta. L’effetto maggiore riguarderà, al momento del pensionamento, l’indennità di buonuscita da corrispondere al dipendente con il computo del 100% dell’indennità integrativa speciale anziché del 60% come avviene oggi. Un prof. di scuola media che va in pensione con 40 anni di servizio andrà a percepire, grazie a questo conglobamento, circa 7.460 euro di buonuscita in più. Un effetto negativo riguarderà l’applicazione, anche all’indennità integrativa, delle stesse ritenute contributive che gravano sullo stipendio, con conseguente recupero delle maggiori contribuzioni dal gennaio 2003. Aumenterà la misura del compenso per ore eccedenti l’orario obbligatorio che attualmente viene calcolato sulla sola voce stipendiale.