Contratto/3: un esercito di beneficiari

Questo è il primo contratto della scuola nel quale non sono rappresentati i capi d’istituto e il personale delle Accademie e dei Conservatori, che hanno un contratto a parte.
Sono rimasti quindi nel contratto del comparto scuola «solamente» i docenti e il personale Ata.
Ma non sono pochi. Anzi, sono quasi un esercito, nonostante le riduzioni di organico che da anni, anche prima dell’avvento del ministro Moratti, venivano operate dalle varie leggi finanziarie.
I posti di insegnante, coperti da personale di ruolo o a tempo indeterminato, sono in tutto attualmente 747.155, di cui 83.626 nella scuola dell’infanzia, 252.266 nella scuola elementare, 176.358 nella scuola media e 234.905 negli istituti secondari superiori.
Se a questi docenti se ne aggiungono altri 20 mila operanti su posti in deroga per il sostegno, altrettanti e più insegnanti di religione, oltre ai 18 mila fuori ruolo o distaccati dalla scuola per svolgere altri incarichi, si arriva a superare le 800 mila unità, senza contare le migliaia di supplenti che lavorano per contratti brevi e che, calcolati in persona/anno, sono più di 50 mila.
Il personale Ata si è arricchito, come si sa, degli organici del personale già dipendente dagli enti locali. Mettendo insieme una squadra (tra bidelli e impiegati) che sfiora le 200 mila unità.
Con questo milione di addetti il contratto della scuola è indubbiamente quello di maggior rilievo all’interno dei comparti pubblici. Comprensibile quindi la soddisfazione dei sindacati firmatari e, soprattutto, del Governo che incassa un buon risultato politico proprio alla vigilia di una tornata elettorale.