Consiglio di Stato/2. I pareri sugli istituti tecnici e professionali

L’impianto generale dei pareri sugli schemi di regolamento riguardanti gli istituti tecnici e professionali è identico a quello relativo ai licei, e per buona parte è letteralmente fotocopiato. Se le premesse sono le stesse, il giudizio sui due documenti in esame è tuttavia meno severo: in entrambi i casi si dice che “il testo del regolamento in visione, pur apparendo più contenuto di quello relativo ai licei, presenta comunque un impatto significativo…”.

Nel caso dei licei le osservazioni critiche del Consiglio riguardano anche la mancata definizione dell’identità specifica dell’istruzione liceale, che viene ritenuta appiattita, in pratica, su quella degli istituti tecnici e professionali, che è invece considerata correttamente indicata.

Ma, a parte questa differenza, e alcune considerazioni di carattere generale sul rapporto Stato-Regioni alla luce del nuovo titolo V della Costituzione (importanti soprattutto per quanto riguarda l’istruzione professionale), tutte le obiezioni di merito che compaiono nel parere relativo ai licei vengono ripetute negli stessi termini anche per i tecnici e i professionali: le “perplessità” sull’istituzione dei Comitati scientifici e del Comitato nazionale (in questo caso “per l’istruzione tecnica e professionale”), il “suggerimento” di utilizzare “atti aventi forza normativa” (cioè regolamenti) e non semplici decreti ministeriali per la definizione delle Indicazioni nazionali, delle classi di concorso, e degli indicatori per la valutazione e l’autovalutazione. In più – rispetto ai licei – vengono indicati anche l’ulteriore articolazione delle aree di indirizzo, la rideterminazione dei quadri orari (32 ore) nelle classi successive alla prima, i criteri per l’insegnamento in inglese di una disciplina non linguistica (per l’istruzione tecnica) e la sostituzione dell’area di professionalizzazione con 132 ore di attività in alternanza scuola-lavoro nei corsi surrogatori delle quarte e quinte classi degli istituti professionali.

Certo, il Consiglio “prende atto” della disponibilità del Ministero a tener conto delle sue osservazioni e proposte. C’è dunque viva attesa per le non facili decisioni che il ministro Gelmini sarà chiamata a prendere in relazione sia ai pareri del Consiglio sia a quelli che le Commissioni Cultura della Camera e del Senato si apprestano a loro volta ad inviarle.