Consiglio di Stato/1. Il parere sui licei

Il testo dei tre pareri del Consiglio di Stato è in larga parte comune, e non mancano riconoscimenti ed apprezzamenti per il lavoro effettuato dal Governo nella predisposizione degli schemi di regolamento, e anche per lo sforzo del MIUR di recepire alcune osservazioni formulate dallo stesso Consiglio di Stato attraverso il parere interlocutorio inviato un mese fa.

Il Consiglio peraltro insiste su alcuni punti che “non ritiene superati o assorbiti nella risposta del Ministero“.

Per quanto riguarda i licei, e prescindendo dalle osservazioni minori, si solleva una questione relativa alla loro identità culturale, poiché i loro percorsi, salvo quello del liceo scientifico, sono diretti ad “approfondire conoscenza, abilità e competenze“: un obiettivo formativo certamente “centrale” per gli istituti tecnici e professionali, ma non per i licei, che rischiano – dice in pratica il parere – di non avere un’identità propria. “La risposta fornita dal Ministero non persuade“, si legge nel documento, “ed appare opportuno quanto meno che, negli articoli riservati ai singoli percorsi liceali dove manca, vi sia un richiamo alle finalità generali dell’istruzione liceale“.

Il Consiglio ribadisce poi le sue “perplessità” sulla costituzione dei dipartimenti quali articolazioni funzionali del collegio, e dei comitati scientifici a composizione paritetica tra docenti ed esperti esterni, per due distinte ragioni: per eccesso di esercizio della delega, essendo la materia dell’organizzazione delle scuole (in particolare dei Collegi) riservata alla legge, e per la compressione dell’autonomia delle scuole che la costituzione dall’alto di tali organi comporterebbe.

Negativo anche il giudizio sull’istituzione tramite decreto ministeriale del “Comitato nazionale per l’istruzione liceale”: va al di là della delega, sostiene il parere. Ma su questo punto il Ministero non ha replicato, e il Consiglio interpreta questo silenzio come “una rinuncia a tale proposito“.

L’obiezione più forte è contenuta però nella penultima pagina del parere, dove si “suggerisce l’utilizzo di atti aventi forza normativa” (cioè di ulteriori regolamenti), e non di decreti ministeriali, per la definizione delle Indicazioni nazionali, l’articolazione delle cattedre e gli indicatori per la valutazione e l’autovalutazione dei percorsi liceali. Il Consiglio scrive che “appare opportuno eliminare dal testo della disposizione l’inciso ‘aventi natura non regolamentare‘”, riferito ai decreti ministeriali, e “prende atto che il Ministero ha raccolto tale suggerimento“.

Che farà ora il ministro Gelmini, visto che non appare affatto intenzionata a rinviare la riforma di un altro anno per inoltrarsi sull’accidentato percorso di nuovi, complicati regolamenti?