Congedi e aspettative, il Governo cambierà le regole senza il sindacato
La legge del collegato sul lavoro approvata dalla Camera, dopo mesi di purgatorio per eliminare le improprietà normative censurate dal Capo dello Stato, contiene, tra l’altro, alcune disposizioni che riguardano il contenuto del rapporto di lavoro dei dipendenti pubblici.
L’articolo 23 delega il Governo ad adottare, entro sei mesi, uno o più decreti legislativi finalizzati al riordino della normativa vigente in materia di congedi, aspettative e permessi, prevedendo che i sindacati siano soltanto sentiti.
Non si tratta di un’azione di semplice riordino e coordinamento delle norme esistenti, perché la delega prevede espressamente “la ridefinizione dei presupposti oggettivi e precisazione dei requisiti soggettivi, nonché razionalizzazione e semplificazione dei criteri e delle modalità per la fruizione dei congedi, delle aspettative e dei permessi”.
La delega, insomma, consente all’Esecutivo di intervenire a pieno titolo nella ridefinizione di una materia – quella dei permessi e delle assenze del personale – che dagli anni novanta, da quando cioè le Amministrazioni pubbliche sono passate alla privatizzazione del rapporto di lavoro, è sempre stata di esclusiva competenza della contrattazione sindacale.
Ritorna in qualche modo il rapporto di lavoro definito con stato giuridico, anziché con contratto. E non si tratta della prima incursione nelle competenze contrattuali, perché già il decreto legislativo 150/2009, voluto dal ministro Brunetta, aveva eliminato alcune prerogative sindacali, tra cui, ad esempio, quella relativa al potere di disapplicazione di norme sui contenuti del contratto di lavoro, oppure l’altra riguardante la definizione delle sanzioni disciplinari per i docenti, nonché l’erogazione dell’indennità di vacanza contrattuale attuata senza bisogno di accordo tra le parti.
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