Confronto Aprea-Bastico. Il nodo del sindacato

Un diverso accento, e una diversa impostazione, sono emersi in modo esplicito solo sulla questione del rapporto con i sindacati, definiti seccamente dalla Aprea come “la vera forza conservatrice della scuola italiana” e accusati anche di aver riservato un trattamento diverso, più ostile, al governo di centro-destra rispetto a quello di centro-sinistra. Secondo la Aprea lo stato giuridico dei docenti (merito, carriera) va ridefinito per legge, e solo dopo può intervenire la contrattazione (“una volta al governo, ci faremo furbi” nell’approvare innovazioni legislative, togliendo, quando necessario, il diritto di riserva dei sindacati), mentre la Bastico ha insistito sull’importanza della condivisione delle decisioni, perché “contro il sindacato non si va da nessuna parte“.

La stessa Bastico ha però aggiunto che è bene che alcuni principi, come quello del merito, ricevano una “affermazione legislativa“, anche se poi sui contenuti deve intervenire la contrattazione. La Aprea ha preso atto e non ha replicato. Potrebbe essere una via d’uscita per far funzionare l’intesa.

Tenuto conto delle esperienze passate (non si cambia la scuola se la politica non è unita e se non si coinvolge il sindacato), entrambe comunque hanno condiviso la chiave di lettura suggerita da Tuttoscuola: per cambiare la scuola è necessaria la combinazione di più azioni, da dispiegare secondo una sequenza coordinata: puntare su investimento strategico (più risorse finanziarie per strumenti e mezzi e per restituire dignità sociale al corpo docente), lotta alle inefficienze (che significano ulteriori risorse da reinvestire e un servizio adeguato), introduzione del merito nel reclutamento e nello sviluppo della carriera dei docenti (stimolo e incentivazione alla crescita professionale). E ben difficilmente si otterranno le ultime due senza la prima.