Concorso/1. Finalmente

Da anni Tuttoscuola sostiene che, ferma restando la soddisfazione delle legittime aspettative di assunzione a tempo indeterminato da parte dei precari ‘stabilizzati’ (potremmo così definire quelli che insegnano continuativamente da tre e più anni), e in assenza di nuove regole di reclutamento (chiamata diretta delle scuole? Albi regionali, etc?), il concorso a cattedre è nell’attuale quadro normativo la via maestra per portare un po’ di aria nuova nella scuola italiana, i cui docenti sono tra i più anziani del mondo con una età media che supera i 50 anni. Oltre i 50 anni è il 55% dei docenti in Italia contro il 28% in Spagna, il 30% in Francia, il 32% nel Regno Unito (dati della Fondazione Agnelli riferiti al 2008-2009).

Ovviamente a condizione che i concorsi siano organizzati secondo i più alti standard, e non come le recenti prove di selezione per dirigenti scolastici e per i TFA: sarebbe una catastrofe.

Abbiamo perciò accolto con favore, con questa premessa, la decisione del ministro Profumo di rompere gli indugi e di annunciare la ripresa dei concorsi a data certa: come noto, il primo sarà bandito il prossimo 24 settembre, l’altro nella primavera del 2013. Poi si procederà con cadenza probabilmente triennale, senza code di ‘idonei’ in attesa di essere assunti. Una regola chiara (magistrature varie permettendo): chi vince vince, chi non vince rifà il concorso. Come avviene in tante professioni.

E’ vero che di fatto i prossimi due concorsi saranno riservati agli abilitati (salvo che nel caso dei diplomati ante 2002 e dei laureati ante 2002, 2003 o 2004 a seconda della durata quadriennale, quinquennale o sessennale dei corsi) ed ai laureati che concorrono per una classe di concorso priva di una sufficiente disponibilità di abilitati per un adeguato reclutamento (graduatorie esaurite), e che quindi i più giovani non potranno parteciparvi, ma molti di questi ultimi saranno impegnati nella frequenza dei TFA, e se la macchina dei concorsi si sblocca potranno sperare di essere assunti a tempo indeterminato prima dei trenta anni di età, cosa che attualmente non avviene quasi mai.