Concorso straordinario: come garantire la partecipazione dei candidati nell’emergenza Covid

Se la complessa macchina concorsuale ha riacceso i motori, mettendo in calendario per metà febbraio le residue prove del concorso straordinario della secondaria sospese a novembre, lo si deve soprattutto alla determinazione, accompagnata da un mix di sfida e di imprudenza, della ministra dell’istruzione Azzolina che con la collega Dadone della funzione pubblica è riuscita a strappare all’ultimo momento lo sblocco dei concorsi nel DPCM del 14 gennaio scorso.

Sulle date c’è una contraddizione da chiarire relativamente al 15 febbraio, perché mentre il DPCM dispone in via generale che “dal 16 gennaio 2021 al 15 febbraio 2021 è vietato ogni spostamento in entrata e in uscita tra i territori di diverse regioni”, per la ripresa dei concorsi, invece, dispone che “a decorrere dal 15 febbraio 2021 sono consentite le prove selettive dei concorsi”.

Il 15 febbraio sembra, dunque, essere compreso nel periodo di divieto dello spostamento tra le regioni, ma il Ministero, avvalendosi del fatto che da quella data decorre lo sblocco dei concorsi, ha calendarizzato proprio per il 15 febbraio otto prove. Si potrà procedere? Bene chiarire. 

Inoltre la calendarizzazione delle prove non basta a garantirne lo svolgimento; e nemmeno basta la limitazione di un massimo di 30 candidati per aula per assicurare la sicurezza anti-covid.

C’è infatti un’altra condizione che con un supplemento di sforzo e di coraggio la ministra Azzolina dovrebbe cercare di assicurare: la possibilità per tutti i candidati di accedere alle prove.

In effetti un ostacolo non da poco si frappone al diritto di accesso alle prove: la limitazione di mobilità imposta dai dispositivi del DPCM.

La maggior parte dei 17mila candidati che a febbraio affronteranno le prove proviene da fuori regione rispetto alla sede di svolgimento delle prove, a causa del meccanismo delle aggregazioni che convoglia candidati di diverse regioni in una unica sede regionale.

Non meno di 10mila candidati saranno costretti alla mobilità fuori regione.

Esattamente dal 15 febbraio il DPCM consentirà gli spostamenti tra le regioni, ma non ha tuttavia considerato l’eventualità che vi siano in quel momento zone arancioni o rosse, con conseguente nuova limitazione della mobilità.

Occorre fin d’ora prevedere – possibilmente con adeguata precisazione nell’atteso protocollo del CTS – che la partecipazione al concorso straordinario sia considerata alla stregua di un’attività lavorativa che, come è noto, costituisce deroga alle limitazioni di mobilità. In caso diverso, una class action è pronta dietro l’angolo.